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di Daniele Bovi Il secondo fallimento in cinque anni ha il sapore della polvere alzata dal vento fuori dallo stadio e il volto solcato dalle lacrime del “Boncio”, storica figura del Perugia. Una vita passata lì al cancellone della casa del Grifo. La casa dove poco prima il tribunale di Perugia, dopo aver depositato in mattinata la sentenza di fallimento, aveva mandato per i soliti tristi riti il dottor Francesco Patumi. Ossia il curatore fallimentare nominato dal tribunale che avrà il compito di traghettare quel che resta del Perugia da qui al 28 giugno, data ultima per iscriversi al campionato. Nel giro di venti giorni infatti dovrebbe uscire il bando per l’asta fallimentare, da lì ci saranno due settimane per salvare il Grifo. Oltre al Perugia calcio il collegio giudicante, con un altro atto, ha dichiarato il fallimento anche della Mas, l’immobiliare di Covarelli che deteneva il cento per cento delle quote della società. “Obiettivo del tribunale – spiega il giudice Rana alle telecamere di Umbria Tv - è di arrivare alla vendita dell'azienda sportiva entro termini che consentano all'eventuale acquirente di potersi re-iscrivere alla Federazione”. “L'intento del tribunale - ha aggiunto il giudice - è di non danneggiare nessuno e di fare il più presto possibile per poi rimettere in moto l'azienda sportiva”. Per i creditori, che ora rischiano di non vedere più una lira, quella presa dal collegio giudicante è stata la decisione peggiore. Al Perugia invece, sono stati concessi 15 giorni per l’appello. Rana, Criscuolo e Altrui non hanno neanche preso in considerazione il colpo di coda di ieri sera dei finti cavalieri di Malta. In mattinata infatti avrebbero dovuto essere depositate garanzie della ampia disponibilità finanziaria della società “inglese”. O meglio, della società con una sede piazzata nel nulla della campagna inglese. Alla fine dei giochi non c’è stato sceicco né cavaliere che tenesse: nel baratro sono finiti Covarelli, la Mas, il Perugia e una città intera. COSA SUCCEDE ORA Da domani mattina parte la corsa contro il tempo per salvare il Grifo facendolo ripartire dalla Serie C. Nonostante il fallimento infatti il Perugia potrebbe continuare a giocare anche il prossimo anno nel campionato di Prima divisione di Lega Pro in base a quanto previsto dalle Norme organizzative interne della Federcalcio. L'articolo 52 comma tre prevede infatti che ''il titolo sportivo di una società di cui venga revocata l'affiliazione per stato di insolvenza possa essere attribuito, entro il termine della data di presentazione della domanda di iscrizione al campionato successivo ad altra società con delibera del presidente federale, previo parere vincolante della Covisoc, seguendo determinante condizioni''. La nuova società dovrà dimostrare entro il termine perentorio di due giorni prima della scadenza del 30 giugno di ''di avere acquisito l'intera azienda sportiva della società in stato d'insolvenza'', ''di avere ottenuto l'affiliazione alla Figc'', ''di essersi accollata e di avere assolto tutti i debiti sportivi della società cui è stata revocata l'affiliazione, ovvero di aver garantito il pagamento mediante rilascio di fideiussione bancaria a prima richiesta'', ''di possedere un adeguato patrimonio e risorse sufficienti a garantire il soddisfacimento degli oneri relativi al campionato di competenza'' e ''di avere depositato la dichiarazione del legale rappresentante contenente l'impegno a garantire con fideiussione bancaria a prima richiesta le obbligazioni derivanti dai contratti con i tesserati e dalle operazioni di acquisizione di calciatori''. ''Il deposito della fideiussione - secondo le norme - è condizione per il rilascio del visto di esecutività dei contratti''. Alla finestra ora, a parte il gruppo di Pieroni (Umbrialeft oggi ha intervistato uno dei legali della cordata) si starebbero affacciando più personaggi interessati a rilevare il Perugia. Il sindaco, come scritto in mattinata da Umbrialeft, ha fatto chiaramente capire che qualcuno già stamattina ha bussato alla sua porta. Secondo le indiscrezioni, che come tali riportiamo, ci sarebbe una cordata di imprenditori umbri e una da fuori regione. L’ATMOSFERA DENTRO E FUORI DAL CURI Leonardo Covarelli esce dallo stadio dentro una Fiat scura scortato dalla polizia. Le urla contro di lui sono pesanti. Il suo Bmw invece viene portato via dal curatore fallimentare. Dentro ci sono la segretaria, i giocatori e gli altri dipendenti. Ognuno porta via tristemente le sue cose come fa Dino De Megni con un bustone scuro. Poco prima, un Covarelli commosso abbracciava i pochi rimasti dentro. Appena più in là, alla scuola calcio, lo scoramento è totale e, quel che è peggio, l’attività è bloccata. Anche i Grifoncelli sono rimasti appiedati. Nel pomeriggio vengono messi i sigilli e gli operai dell'Enel staccano la corrente. Il ristorante, dopo l'ok di Patumi, sarà l'unica attività ad andare avanti. E mentre nel pomeriggio spunta un po’ di sole l’aria fuori dallo stadio si fa isterica. C’è chi piange, chi bestemmia Iddio e Covarelli e chi ride. Il riso amaro di chi è arrivato a gioire per un giudice che condanna la sua squadra al secondo fallimento in cinque anni. A questo è arrivata una città stufa di istruttori di sub, finti sceicchi, auriemmi, torelli, ballerini, società fantasma, fax con sopra i soldi del Monopoli e tante, troppe, parole al vento. Quel vento forte che nel pomeriggio porta via i nuvoloni che stazionavano sopra al Curi. Chissà, dice qualcuno, che non sia un buon segno. Per leggere le dichiarazioni del sindaco di Perugia clicca qui http://www.umbrialeft.it/node/36450 Per quelle dell'ex presidente del Perugia Silvestrini clicca qui http://www.umbrialeft.it/node/36479 Condividi