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di Daniele Bovi Quattordici giorni di tempo per trovare un’intesa o sarà fallimento. E’ quanto ha concesso questa mattina alle parti in causa il giudice Umberto Rana, chiamato a decidere sulle varie istanze di fallimento presentate contro il Perugia di Covarelli. Il prossimo appuntamento è fissato per il 18 maggio prossimo a mezzogiorno. “Vergogna, vergogna” urlano i tifosi fuori dall’aula. Dopo mesi di bugie il timore di altre prese per i fondelli è alto. Come un medico impietosito, erano in molti questa mattina ad augurarsi una rapida morte del Grifo. Tre ancora le istanze in ballo. Sulla prima, depositata appena ieri mattina da Pomponi e pari a 2,9 milioni di euro, gli avvocati dovrebbero trovare un’intesa. Intesa che, stando alle dichiarazioni del portavoce di Pomponi e riportate questa notte da Umbrialeft, sarebbe potuta arrivare ieri in tarda serata o stamattina. “I legali – ha detto questa mattina a margine dell’udienza l’esperto di diritto fallimentare Paolo Fantusati – hanno verbalizzato un rinvio in vista di una desistenza”. Un accordo, quindi, sarebbe prossimo a venire. Altre due, una intorno ai 108mila euro e un’altra sui 15mila, sono state presentate stamattina dagli avvocati Dean e Gravas. Avvocati che in un primo momento si erano opposti al rinvio. Il centro della questione, e vera paura dei tifosi, è che i 40 giorni che separano il 18 maggio dal 30 giugno (data ultima per iscriversi al campionato di C1) non siano sufficienti ad espletare tutte le pratiche connesse al fallimento e salvare quindi la categoria. L’incubo è quello della D o dell’Eccellenza. Incassato il giudizio di Rana, ben conscio di questo tipo di problematiche, gli uomini vicini alla cordata di Pieroni (che rappresenterebbe, stando ai rumors, alcuni imprenditori con squadre che militano o militavano in A) fanno capire che nulla è perduto. Il rinvio quindi non ammazzerebbe la possibilità di salvare almeno la categoria. “Il giudice – prosegue Fantasuti – ha concesso un termine per definire l’intera posizione: se il 18 maggio ci saranno ancora istanze il problema potrebbe essere rimesso al collegio giudicante per la decisione su un eventuale fallimento”. La fantomatica cordata araba rappresentata da una società svizzera domiciliata presso lo studio di un avvocato, e la cui offerta è stata presentata ufficialmente ieri sera da Nicola Ermini (da giovedì prossimo nuovo amministratore del Perugia), punta tutto su un mancato fallimento. “E’ chiaro – prosegue Fantusati – che se c’è possibilità di chiudere ‘in bonis’ è meglio. Quattordici giorni non sono così determinanti per trovare un’altra soluzione”. Due settimane che, presumibilmente, saranno attraversate da voci e rumors di ogni tipo. Da una parte i Pieroni boys che dicono che tutto ancora si può fare. Dall’altra gli arabo-elvetico-fiorentini con tanto di addetto stampa pronto ad entrare in funzione (e che si presenta di fronte all’attuale responsabile Andrea Sonaglia, chapeau per il colpo di classe), che procedono alla revisione dei conti tramite un professionista aretino. In caso di mancato fallimento e visto che il debito (per quel che è noto) è pari a 4,6 milioni, che intenzioni ha la cordata di Pieroni? Rilevare comunque? Più che dipingere scenari fantascientifici è ora di fare domande a tutti. LA SOCIETA' (ANONIMA) ARABO-ELVETICA La Barclaps&Partners, come detto, ha sede a Lugano presso l'avvocato Walter Zandrini. Potrebbe trattarsi della classica scatola finanziaria dietro alla quale ci potrebbe essere chiunque. Quello che si sa è che è iscritta al Foglio unico del commercio svizzero, che ha un capitale sociale di 100mila franchi svizzeri e che l'ultima modifica societaria risale al 15 febbraio scorso. Presidente è tal Elisa Conforti (fino a quel momento amministratore unico), mentre come membro unico figura un certo Leonardo Claps di Potenza. L'oggetto sociale? Questo: "La partecipazione in società, in particolare in società industriali, commerciali e immobiliari. Effettuare tutte le transazioni connesse con lo scopo sociale, in particolare costituire e finanziare società, acquistare, impegnare e vendere partecipazioni a società o beni immobili all'estero. Acquistare beni immobili all'estero, contrarre e concedere mutui e aprire conti presso banche o altri istituti". IL CAPITOLO DEI PROTESTI Ieri pomeriggio Donato Di Campli (che ha curato i fallimenti di Pescara, Pro Patria e Lanciano), nello spiegare come la situazione finanziaria del Perugia sia “dieci volte peggio di quella del Pescara”, sventolava fogli sostenendo “che ci sono milioni di protesti”. Per sapere quanti basta andare in Camera di Commercio. Camera che accanto alla voce “rilevanza storica dei fenomeni di insolvibilità” annota: “Elevata”. Per quanto riguarda il Perugia Calcio (Spa e Srl) ci sono decine di migliaia di euro di cambiali protestate e un assegno da 120mila euro scoperto. Stessa cosa per quanto riguarda Leonardo Covarelli come amministratore unico del Perugia: 37 le annotazioni per oltre un milione di euro. Condividi