di Daniele Bovi
La storia societaria del Perugia calcio cambia al ritmo delle stagioni. Tra l’inverno e la primavera, con lo scioglimento dei ghiacci e l’arrivo di upupe e cuculi cambiano anche capitale sociale, proprietà, sindaci e forme societarie. Tutto inizia il 23 dicembre di fronte al notaio Paolo Efisio Anedda Angioy. Su queste colonne un mese prima era stata tirata fuori l’ormai nota storia del sub proprietario, alias Ezio Barbieri. Appena un mese dopo Covarelli, Barbieri e i componenti del collegio sindacale (Maria Luisa Mattiacci, Stelvio Castellani e Mario Rossi) sono tutti nello studio notarile. Nel giro di 55 minuti cambia ancora una volta la storia societaria: il capitale sociale passa da 120mila a 70mila euro e il Perugia diventa una Srl. Il passaggio da Spa a Srl implica che non ci sia più bisogno di un collegio sindacale (ossia dell’organo di vigilanza: questo che c'è rimarrà in carica fino all'approvazione del prossimo bilancio). Quel collegio che il 12 ottobre, firmando la relazione al bilancio chiuso il 30 giugno 2009, certifica perdite per 3.837.271 euro. Con quasi 4 milioni di perdite il collegio “invita l’organo amministrativo (Covarelli, ndr) a convocare al più presto l’assemblea affinché i soci possano esprimersi o sull’azzeramento del capitale sociale ed il contemporaneo aumento del medesimo o sulla trasformazione della società”. Viste le perdite il capitale si trova sotto il minimo di legge per una spa (120mila euro): o si coprono le perdite o la società viene sciolta e messa in liquidazione.
Il 23 dicembre allora si azzera (per perdite) il capitale sociale per la seconda volta in cinque mesi. La perdita d’esercizio, pari a 1.326.714 euro, viene così abbattuta: 120 mila euro (il capitale sociale) vengono azzerati; per il restante si sfrutta la formula del “conto soci futuro aumento di capitale”. In sostanza si dice che tra un po’ si farà un aumento di capitale con cui quelle perdite verranno ripianate. Ma non subito, fra un po’. Quando lo spiegheremo fra qualche riga. Ma non finisce qui. Sempre in quel dì muta anche la composizione del collegio sindacale: Stelvio Castellani, al quale pochi giorni dopo (il 18 febbraio) la Figc ha inflitto un mese e 15 giorni di inibizione per i mancati pagamenti delle ritenute Irpef e dei contributi Enpals, viene sostituito da Roberto de Bernardis.
IL RITORNO IN SELLA DI COVARELLI I mesi leggendari della proprietà Barbieri terminano il 27 marzo scorso (tre giorni dopo l'intervista di Umbrialeft a Covarelli
http://www.umbrialeft.it/node/33475) dopo sei ore di assemblea infuocata di fronte al notaio Pettinacci. Presenti lo stesso Barbieri, Covarelli e il collegio sindacale (Mattiacci, Rossi e De Robertis), si mette fine all’era del Perugia con bombole e boccaglio. Il Perugia calcio Srl, con capitale sociale pari a 70mila euro, presenta perdite al 31 dicembre pari a 2.075.800 euro. Urge, così come impone la legge, ulteriore azzeramento e ricostituzione del capitale. Il terzo azzeramento in otto mesi. Sulla ricostituzione del suddetto capitale di scatena quella che si potrebbe chiamare “la battaglia di Corciano”. Su giornali e tv si è parlato per giorni della mitologica “ricapitalizzazione del Perugia”. Covarelli ci prova in tutti i modi e alla fine, il 27 marzo, mette sul tavolo le carte. La proposta dell’immobiliarista perugino infatti è quella di ricostituire il capitale conferendo nel Perugia calcio un immobile di sua proprietà che vale, secondo una perizia giurata stragiudiziale (fatta, cioè, su richiesta di Covarelli), 2.450.000 euro. Ezio Barbieri, in qualità di socio, avrebbe il diritto di mettere lui sul piatto quanto serve per la ricapitalizzazione del Grifo. Il nostro, però, nobilmente rinuncia e passa la mano. La mossa, dice Covarelli in assemblea, favorirà “l’ingresso nella compagine societaria di nuove energie imprenditoriali”.
Sull’immobile di Corciano si scatena, come detto, la battaglia. Il presidente del collegio sindacale si alza in piedi e, come annota Pettinacci, “esprime il dissenso della ricapitalizzazione mediante conferimento di un immobile anziché in denaro”. Servivano liquidi, è arrivato un mattone. Il perché del dissenso è contenuto nei documenti allegati al verbale. Innanzitutto c’è l’istanza di fallimento dei Lo Sole proprio contro la Mas (proprietaria dell’immobile). E poi ci sono i numerosi debiti residui che gravano sull’immobile annotati nella perizia di stima: 816mila euro alla Bps, 4 milioni alla Banca Bientina e Banca Cras credito cooperativo di Chianciano, 10 milioni e mezzo all’Agenzia delle Entrate e 275mila euro al Centro Leasing Banca spa. Tutti motivi “che potrebbero di fatto azzerare il valore del conferimento medesimo”.
Fatto sta che con il mattone si azzerano le perdite tagliando i 2 milioni e 450mila euro in tre fette: con la prima (2 milioni) si ripianano le perdite, con la seconda (100mila euro) si costituisce il nuovo capitale sociale mentre la terza (347mila euro) viene destinata a riserva di capitale. Per il pagamento degli stipendi invece, prego armarsi di martelli e cacciaviti e andare a smontare porte, finestre e quant’altro.
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