CITTA' DI CASTELLO - Il sindaco tifernate, Fernanda Cecchini, ha replicato oggi alle accuse lanciategli ieri dal consigliere regionale dell'Italia dei Valori Oliviero Dottorini riguardo alla concessione rilasciata dal Comune per la recinzione dell'azienda agricola Rossetti e lo ha fatto con una nota nella quale tende a distinguere l'aspetto politico da quello amministrativo, sostenendo che comunque l'amministrazione comunale con quell'atto avrebbe tutelato al tempo stesso i diritti dei privati e gli interessi generali, riguardo ai quali sottolinea comunque la necessità di "controlli efficaci a puntuali".
A stretto giro di posta la controreplica di Dottorini che insiste nella sua tesi, ovvero che quella concessione non andava data, anche "in forza di una legge regionale e di ripetute sentenze della Corte Costituzionale e del Tar”. L'esponente dell'Italia dei Valori critica poi il fatto che il sindaco Cecchini abbia cercato di scaricare "le responsabilità politiche sui livelli amministrativi, tanto più - osserva -.che la pratica aveva avuto, per ben due volte, parere negativo da parte degli uffici comunali preposti”.
Ecco, comunque, le rispettive posizioni come si evincono dalle note stampe che ci sono pervenute al riguardo.
Cecchini
"E' pur vero che l’abitudine di proporsi come paladino delle proteste può produrre consensi. Ma è anche vero che la foga di rappresentare le ragioni di questo o quell’altro comitato non dovrebbe far dimenticare a chi ha avuto, ed ha, un ruolo pubblico l’incontestabile fatto che le istituzioni agiscono secondo precise regole che ne disciplinano funzioni ed attività. Stupisce quindi che il consigliere regionale Dottorini reclami interventi del sindaco anche quando la divisione delle competenze tra l’indirizzo politico e la gestione amministrativa affida ad altri soggetti il potere di adottare provvedimenti nell’ambito e nel rispetto delle norme nazionali, regionali e comunali”.
Inizia così la risposta del sindaco di Città di Castello Fernanda Cecchini alla recente presa di posizione del consigliere regionale Oliviero Dottorini sulla recinzione concessa all’azienda agricola Roscetti.
“Nello specifico, il permesso di realizzare la recinzione - afferma la Cecchini - è di competenza del dirigente del settore urbanistico, il quale ha evidentemente valutato tale richiesta conforme alle norme”.
“Questa vicenda induce comunque qualche considerazione. In primo luogo, il Comune di Città di Castello si è distinto da tempo per una rigorosa disciplina urbanistica a salvaguardia del territorio aperto. Tant’è che aveva adottato norme che limitavano le dimensioni dei fondi recintabili ma il Tar dell’Umbria le ha annullate in quanto contrarie al diritto di proprietà. In secondo luogo, se un privato (come in questo caso l’azienda Roscetti) dimostra che la recinzione è funzionale alla produttività della propria azienda, il Comune non può negargli la possibilità di realizzarla. Il Comune deve, questo sì, controllare che le motivazioni addotte dall’azienda agricola siano reali e deve essere pronto a revocare permessi ed autorizzazioni quando non esistano più le condizioni che ne hanno giustificato il rilascio. Il Comune non può dirimere eventuali contese tra gli interessi di due privati quali sono l’impresa agricola e l’associazione tartufai. Questo è casomai compito del giudice. Il Comune è invece tenuto a contemperare, come ha fatto, le legittime attese del privato (in questo caso dell’impresa agricola) con la tutela dell’interesse generale (in questo caso il libero accesso e la fruibilità pubblica del territorio). In questo caso, la conciliazione tra l’interesse privato e quello pubblico è stata assicurata dalle prescrizioni di accesso dall’esterno impartite all’azienda Roscetti, la cui corretta attuazione è condizione indispensabile perché il permesso di realizzare la recinzione si mantenga valido nel tempo”.
“Personalmente sento fortemente la necessità che gli uffici svolgano, oltre che un’approfondita istruttoria per il rilascio delle autorizzazioni, anche una costante attività di controllo. Una delle condizioni per rendere possibili controlli più assidui e mirati è - sostiene la Cecchini - quella di rendere più snelle le procedure di autorizzazione che le norme nazionali, ma anche regionali, hanno invece contribuito ad aggravare e rendere farraginose, con buona pace di chi in regione è già stato negli ultimi cinque anni. Ma si sa. È ben più facile denunciare l’esistenza delle buche che adoperarsi per chiuderle”.
Dottorini
“Se il sindaco Cecchini in questi anni avesse ascoltato un po’ di più i cittadini, forse Città di Castello non sarebbe ridotta nello stato in cui versa. Con tutta la comprensione per la delusione elettorale, non si capisce la protervia con cui si tentano di giustificare atti politici come quello che ha portato a concedere l’autorizzazione alla recinzione di 300 ettari di terreno in deroga ai Regolamenti edilizi comunali e senza tenere conto di una legge regionale e di ripetute sentenze della Corte Costituzionale e del Tar”. Con queste parole Oliviero Dottorini, consigliere regionale dell’Italia dei valori, risponde alle dichiarazioni, che egli definisce “avventate”, del sindaco di Città di Castello, Fernanda Cecchini, la quale aveva criticato la presa di posizione dello stesso Dottorini che si era espresso contro la chiusura di un fondo “che la legge regionale 8 del 2004, due sentenze della Consulta e una sentenza del Tar ritengono avrebbe dovuto consentire l’accesso ai cercatori di tartufi e a tutti coloro che amano godere del proprio territorio”.
“Non è con i rancori post-elettorali – continua l’esponente dell’Italia dei valori – che si rimedia alla decadenza in cui versa Città di Castello, ma recuperando un corretto rapporto con i cittadini, a partire dalla valorizzazione dei beni comuni, dell’ambiente e dal diritto di godere del proprio territorio. Non è bello scaricare le responsabilità politiche sui livelli amministrativi, tanto più che la pratica aveva avuto, per ben due volte, parere negativo da parte degli uffici comunali preposti”.
“Rimaniamo dell’idea – conclude Dottorini – che l’unico modo per rimediare alla superficialità amministrativa che ha portato a concedere l’autorizzazione alla recinzione di un fondo addirittura in misura molto maggiore a quanto richiesto sia di revocare la concessione e di agire finalmente ascoltando i cittadini e perseguendo l’interesse collettivo, invece di rispondere a richieste provenienti da un apparato politico-burocratico extraterritoriale che non ha alcun interesse a valorizzare il nostro territorio per la sua tradizione di autonomia e civiltà”.
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