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PERUGIA - Saranno i giudici della Corte d'assise di Perugia a stabilire se' sia stato il marito, Roberto Spaccino, ad uccidere a pugni e calci Barbara Cicioni il 24 maggio scorso quando in grembo portava una bimba di otto mesi. Per quel delitto, avvenuto nella loro villetta di Compignano, una frazione tra Perugia e Marciano. Il gup, Paolo Micheli, lo ha infatti rinviato oggi a giudizio. L'ex camionista, 38 anni, che si e' sempre proclamato innocente, oltre che di omicidio volontario e' accusato anche di maltrattamenti nei confronti della moglie, provocata interruzione della sua gravidanza e per aver simulato una rapina in casa la sera del delitto per depistare le indagini. Il processo e' stato fissato per il 19 giugno prossimo. Spaccino avrebbe percosso e soffocato con un cuscino la moglie di 33 anni al termine dell' ennesima lite, presenti quella sera in casa i due figli della coppia, di 8 e 4 anni, ora affidati agli zii che abitano a Roma. La decisione del gup e' arrivata nel primo pomeriggio di oggi dopo oltre tre ore e mezza di camera di consiglio. Rigettata anche la richiesta di revoca della misura cautelare, avanzata dalla difesa di Spaccino e sulla quale si era gia' espresso con parere negativo il pubblico ministero, Antonella Duchini. Per il giudice, in particolare, Spaccino ha dimostrato di essere un soggetto violento e la sua pericolosita' sociale non gli consente di poter usufruire di una condizione ''meno afflittiva'' rispetto al carcere. Per il gup non e' credibile la versione dell'imputato che l'omicidio di Barbara Cicioni possa essere stato compiuto da una banda di rapinatori, entrati quella notte nella villetta per rubare mentre lui si era brevemente assentato per lavori urgenti nella lavanderia di famiglia. Tesi questa ultima sostenuta in aula dai legali dell'imputato, gli avvocati Luca Gentili e Michele Titoli che, in merito alla decisione del gup, hanno parlato oggi di ''un copione gia' scritto'' definendo le indagini ''assolutamente piene di lacune''. ''Siamo pronti e sereni per affrontare la Corte d'assise - hanno spiegato i legali - dove, ricorrendo anche a una lunga serie di consulenze peritali, dimostreremo che quanto abbiamo fino ad ora sostenuto corrisponde alla verita' dei fatti e che non c'e' stata nessuna simulazione di furto da parte di Spaccino''. L'imputato oggi non era in aula. Erano presenti invece i genitori della vittima, Paolo Cicioni e Simonetta Pangallo, costituitisi parti civili. ''E' un passo avanti verso la verita'', ha commentato il padre, che si duole per non essere riuscito ad evitare alla figlia quel ''terribile calvario''. Condividi