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di Valeria Ferroni - dazebao.org ROMA - Commercializzabile da oggi la pillola Ru486. E non è un pesce d’aprile. Dopo un travagliato e lungo iter autorizzativo la piccola abortiva, già utilizzata da anni nella maggior parte dei Paesi europei, approda anche in Italia. E’ del 10 dicembre scorso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’autorizzazione alla messa in commercio della pillola, dopo l’approvazione dell’Aifa e il parere positivo del Ministero della Salute. Il farmaco è stato giudicato assolutamente compatibile con la legge 194 del 1978 che regola l’interruzione volontaria di gravidanza. La Ru486 non sarà da subito negli ospedali, ma le farmacie ospedaliere potranno avviare da oggi la procedura per richiederla. E le prime dosi del farmaco potrebbero arrivare già dopo Pasqua. La competenza a regolamentare gli aspetti pratici di distribuzione e utilizzo della pillola spetterà alle singole Regioni. Naturalmente nell’ambito dei principi più generali definiti da Agenzia italiana del farmaco, Ministero della Salute e Consiglio Superiore della Sanità. Pochi ma chiari paletti, fissati per assicurare il rispetto della legge 194 e la tutela della salute psicofisica della donna. Esclusivo uso ospedaliero della pillola. Ricovero ordinario “fino alla verifica dell’espulsione completa” ovvero fino ad aborto avvenuto. Ed utilizzo del farmaco entro la settima settimana dal concepimento. Dunque l’Italia si allinea agli altri Paesi europei e recupera un ritardo che ha finora penalizzato le donne. Costringendole a un intervento chirurgico invasivo per interrompere la gravidanza. Eppure lo scontro intorno a questo argomento non si placa. Neanche ora. Dopo una campagna elettorale che ha visto i candidati presidenti delle Regioni (si pensi al Lazio e allo scontro tra Bonino e Polverini) confrontarsi aspramente sul tema, oggi si sono susseguite dichiarazioni molto dure. Pdl e neo-eletti governatori di centrodestra assicurano battaglia contro la pillola. “Dal risultato delle regionali arrivano notizie negative per il partito della morte. La pillola abortiva non circolerà facilmente. E questa è una buona notizia”, ha detto Maurizio Gasparri, presidente del gruppo Pdl al Senato, dopo che ieri il governatore del Piemonte, Roberto Cota ha assicurato che la Ru486 “rimarrà a marcire nei magazzini”. A far muro contro la pillola abortiva, ricevendo il plauso di monsignor Fisichella, anche il governatore della Lega Luca Zaia, che oggi ha affermato “mai nei magazzini veneti”. E a dar man forte arriva anche il Papa che rinnova il suo appello ai cattolici a non accettare leggi ingiuste come quella che consente l'aborto. Si prospetta l’avvio, insomma, di una battaglia che ha tutto il sapore di un attacco, per la verità mai sopito, alla legge 194. Tuttavia “La Ru486 – come ha ribadito oggi Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli ordini dei medici - è solo uno strumento per l’interruzione di gravidanza. Non ci risulta che incentivi all'aborto. Anzi, dati internazionali lo escluderebbero. Il vero rischio risiede in realtà nell’elusione dei controlli della 194”. Insomma, due dati importanti e sui quali riflettere. Il primo: nei Paesi nei quali la pillola abortiva è in commercio già da anni, la tendenza non è stata quella di un aumento delle interruzioni di gravidanza. Dunque, la scelta di abortire è così dolorosa che le donne non si lasciano condizionare dalle modalità che hanno a disposizione. Il secondo dato: non regolamentare la materia significa incentivare il mercato clandestino della pillola Ru486. E quello sì che è pericoloso. Ma in Italia si continua a voler colpevolizzare la donna. Come se ce ne fosse bisogno. Come a voler insinuare che non spetti a lei la gestione del proprio corpo. E così chi sceglie di abortire ha la strada in salita. Un dolore che si aggiunge ad altro dolore. La difficoltà di trovare un medico non obiettore. La difficoltà di trovare un posto letto nel poco tempo che si ha a disposizione. E da oggi, l’avere o meno la fortuna di risiedere in una Regione piuttosto che in un’altra. Perché è questa l’aberrazione che si prospetterebbe. Le Regioni potrebbero, se non impedire, di certo “rallentare” l’arrivo del farmaco negli ospedali. “Non circolerà facilmente”. Lo ha detto oggi Maurizio Gasparri, assicurando che è una buona notizia. E neanche questo è un pesce d’aprile. Condividi