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di Pietro Anastasio - dazebao.org ROMA – "Ormai e' evidente che al Tg1 e' in corso una vera e propria epurazione dei giornalisti che non hanno firmato la lettera in favore del direttore". La denuncia arriva dai due consiglieri di amministrazione della Rai, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten. Il “direttorissimo” Augusto Minzolini colpisce ancora e lo fa epurando i suoi colleghi della testata giornalistica ammiraglia della radiotelevisione pubblica. Minzolini ha infatti annunciato in giornata al comitato di redazione che sono stati sollevati dal loro incarico di conduttore Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso, tutti mezzibusti storici del Tg1, colpevoli di non aver sottoscritto il documento di qualche settimana fa in favore del direttore del tg. Una epurazione in pieno stile Minculpop, che già la settimana scorsa aveva colpito il caporedattore Massimo de Strobel. La decisione viene giustificata da Minzolini con il fatto che: “C'era bisogno di rinnovamento e chi è stato spostato dalla conduzione e' indirizzato ad altri ruoli di primo piano all'interno del Tg1. Quanto alle reazioni e ai documenti, sono banalita'. Io non ragiono per documenti o per colori...”. Secondo il direttore: “Alla conduzione c'era gente da anni e anni, qualcuno si avvicina a quasi tre decenni in quel ruolo. E' anche una questione d'immagine”. Una questione d’immagine che, guarda caso, colpisce i colleghi ‘infedeli’. Ma lui tira dritto: “La mia e', tra virgolette, una logica squisitamente industriale che punta a rafforzare la nostra presenza tra l'intera platea di telespettatori”, soprattutto “nella fascia 30-40 anni”. Una vicenda che l’Fnsi definisce immediatamente come una grave “rappresaglia” e che scatena durissime critiche da parte dell’opposizione, che chiede urgentemente l’intervento del direttore generale Masi e del presidente Rai, Garimberti. "Anche quest'ultimo pacchetto di provvedimenti, sembra confermare la volonta' del direttore di penalizzare colleghi che non si sono schierati al suo fianco nella raccolta di firme sul caso Mills", scrive il Cdr del Tg1 in una nota, denunciando il grave precedente rappresentato da questa operazione unilaterale e non concordata preventivamente con i diretti interessati. Per il senatore dell’Idv, Pancho Pardi, “Minzolini l'epuratore ci ha preso gusto, ma per il bene del Tg1 e nell'interesse dei telespettatori, che hanno il diritto a un'informazione indipendente, va fermato subito". La presidente del Pd, Rosy Bindi chiede che La Rai intervenga contro l'epurazione minzoliniana. "Il direttore del Tg1 - afferma in una nota - parla di professionalità e di rinnovamento. Ci dica quali sono i suoi criteri. A noi sembra soltanto che lui stia cancellando dal maggiore telegiornale del servizio pubblico quei giornalisti (bravi e seri giornalisti) che hanno difeso il loro diritto all`autonomia e all`indipendenza". Sulla vicenda interviene anche la sezione italiana di Reporters sans frontieres che esprime “forte preoccupazione per la decisione del direttore Augusto Minzolini”. “L'aria che si respira al giornale della prima rete della Rai, da qualche tempo a questa parte - sostiene Rsf in una nota - e' quella dell'epurazione”. Una decisione, continua ancora l’Ong, “che Augusto Minzolini ha motivato con la necessita' di rinnovamento. Eppure i giornalisti che prenderanno il posto dei rimossi non sono volti nuovi. Alle 20, ad esempio, andra' Francesco Giorgino, considerato vicino al direttore e già in conduzione alle 13, lo stesso che avrebbe organizzato la raccolta di firme alla lettera in difesa del direttore (siglata da 90 dei 160 giornalisti del Tg1)”. Questa scelta, conclude Reporters sans frontieres, rientra nell’ambito di “un clima interno molto teso, conseguente all'annullamento del confronto redazionale nella composizione quotidiana del giornale che viene ormai realizzato con direttive precise dall'alto che non lasciano spazio ad alcuna autonomia intellettuale ai giornalisti”. Una metodologia che, secondo Rsf, si riflette “negativamente sia sulla liberta' di espressione dei singoli giornalisti sia sulla qualita' finale del prodotto giornalistico, ai suoi minimi storici”. Condividi