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ROMA - Le vendite al dettaglio dei prodotti alimentari sono diminuite a gennaio dell'1% rispetto a dicembre e del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2009. Lo rileva l'Istat precisando che il dato congiunturale è il peggiore da aprile 2007 mentre quello tendenziale è il peggiore dal marzo 2009, quando segnò il -5,2%. Nel complesso le vendite al dettaglio a gennaio sono diminuite dello 0,5% rispetto a dicembre e del 2,6% rispetto a gennaio 2009. Lo rileva l'Istat precisando che il dato congiunturale è il peggiore da dicembre 2008 (allora segnò -0,7%). Secondo l'istituto di statistica il calo delle vendite su dicembre (-0,5%) è la sintesi tra il -1% delle vendite alimentari (il dato peggiore da aprile 2007) e dello 0,3% dei prodotti non alimentari. Rispetto a gennaio 2009 le vendite alimentari sono diminuite del 3,3% (il calo più consistente da marzo 2009) mentre quelle dei prodotti non alimentari sono diminuite del 2,3%. Il calo tendenziale è stato forte soprattutto nelle imprese della grande distribuzione (-3,1%) mentre le imprese operanti su piccole superfici hanno segnato un -2,2% su gennaio. Nell'alimentare le imprese della grande distribuzione hanno segnato un calo delle vendite del 3,5% mentre le imprese operanti su piccole superfici hanno registrato un calo delle vendite del 3,1%. Nel comparto non alimentare le aziende della grande distribuzione hanno segnato un calo delle vendite del 2,9% a fronte del calo del 2% dei piccoli negozi. Nell'alimentare gli ipermercati e i supermercati hanno perso il 3% del fatturato al livello tendenziale mentre i discount alimentare hanno segnato un -2,9%. Sul calo complessivo del 2,6% delle vendite a gennaio spicca quello dei prodotti farmaceutici (-4,2%) e delle dotazioni per l'informatica (-4,3%). Reggono meglio la crisi l'abbigliamento e le calzature (-1,2% per entrambi i comparti) la foto ottica (-0,6%) e il settore dei giocattoli, sport e campeggio (-0,9%). Ora, poiché come ci assicurano il nostro presidente del consiglio e il suo ministro dell'economia, la crisi è ormai alle nostre spalle e tutto sommato l'Italia è il Paese che se l'è cavata meglio di tutti, restano inspiegabili le cause di questo fenomeno che si deve non certo alla disoccupazione che, sempre secondo l'Istat (i dati sono appena di ieri) è cresciuta drammaticamente, come pure è cresciuto drammaticamente il numero dei cassintegrati (il che maschera un'altra importante fetta di disoccupazione latente) costretti a cavarsela con sussidi di fame. La spiegazione più logica è allora che gli italiani, si sa popolo di inveterati masochisti, anziché esultare e sprizzare ottimismo, come chi ci governa ha raccomandato, hanno deciso di autopunirsi proclamando un silenzioso sciopero della fame. Per rimediare a questo stato di cose il governo avrebbe in mente drastici provvedimenti da adottare immediatamente dopo le elezioni per le regionali, fra cui la normalizzazione dell'Istat, covo di noti e pericolosi comunisti, così come è stato fatto alla Rai. Il tutto dovrebbe avvenire con la nomina alla guida dell'Istituto di statistica di un commissario munito di pieni poteri che avrà il compito di comunicare al Paese dati più conformi alle linee di politica economica dell'esecutivo. Condividi