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C’erano attese importanti per il dibattito parlamentare sulla crisi economica. E’ stato giusto provare a stanare il Governo, ma purtroppo la discussione di mercoledi scorso alla Camera non ha segnalato novità, con il Ministro Tremonti chiuso in difesa dell’operato del Governo, e suo. Del resto con le elezioni regionali alle porte Berlusconi sta disperatamente cercando un colpo ad effetto – non a caso si richiacchiera di fisco - per risalire nei sondaggi e non sembra avere alcun altro interesse. Purtroppo la crisi continua a provocare i suoi effetti e l’assenza di una politica economica degna di questo nome da parte del Governo provocherà un peggioramento dei conti pubblici per la riduzione delle entrate, come del resto sottolinea la valutazione dell’Europa sull’Italia. Del resto l’ultima notizia è che gli appalti per i piccoli investimenti, che coinvolgono anche gli Enti locali, sono diminuiti nei primi 2 mesi del 2010 del 30%. A conferma che il Governo continua nell’attesa del colpo di fortuna, mentre il paese continua a peggiorare per assenza di iniziative adeguate alla situazione. La solitudine della Grecia,paese “peccatore” Qualche maggiore attenzione invece occorre avere per il quadro europeo e internazionale. In Europa si stanno delineando posizioni che non possono che destare preoccupazioni. La Grecia ha dovuto affrontare i suoi problemi di finanza pubblica sostanzialmente da sola e le misure adottate dal Governo hanno provocato duri costi sociali. Solo ora si riparla di un impegno europeo che scatterebbe nel caso di un nuovo attacco speculativo verso la Grecia, anche se la Germania sembra arroccata sulla posizione che affida al FMI il sostegno finanziario. La speculazione non è più sulle monete ma sui tassi di collocamento del debito pubblico del paese preso di mira. Questi attacchi possono fare molto male alle finanze pubbliche del paese sotto tiro perchè il costo del debito può diventare talmente alto da non essere sopportabile. Approfittando del caso Grecia, in Germania è emersa una posizione che, per la prima volta, da quando c’è l’euro, minaccia esplicitamente la cacciata dalla moneta unica del paese “peccatore”. Infatti come ogni fondamentalismo questa posizione ha qualcosa di religioso. Purtroppo sembra che anche il Governatore Draghi non abbia trovato di meglio che affermare che chi sbaglia deve pagare. Aride posizioni monetariste La costruzione di una realtà economica europea e non solo monetaria richiede qualcosa di più di questa arida posizione monetarista. Purtroppo l’Europa ha realizzato l’Euro ma non una politica economica europea, o almeno – come ha suggerito Delors – un coordinamento delle politiche economiche e fiscali. Di questo non c’è traccia. Anzi c’è qualche peggioramento se è vero che l’Inghilterra ha sostanzialmente fatto rinviare le decisioni europee sulle misure da adottare per mettere sotto controllo le maggiori fonti di speculazione come ad esempio gli edge found. Chi ricorda le misure draconiane contro la speculazione finanziaria minacciate nei momenti duri della crisi oggi non può che stupirsi di fronte ai rinvii continui delle misure. Anche negli USA sembra oggi prevalere, dopo le grida manzoniane dei giorni bui, la difesa della libera iniziativa dei fondi speculativi, nel timore che l’Europa possa – udite, udite – proporre regole e controlli su edge e cds. La speculazione finanziaria rialza la testa Eppure la speculazione finanziaria ha rialzato la testa come conferma la crescita dei prezzi dei derivati dal petrolio la cui domanda non è cresciuta e quindi non è questa a giustificare gli aumenti. Non è l’unico campo di speculazione. Per di più è ridicolo che le banche salvate con i soldi pubblici finanzino di fatto i fondi speculativi nello stesso momento in cui sono diventate avare con le imprese. La Germania non sembra avere oggi grande lungimiranza. E’ un paese che esporta, se il resto dell’Europa si ferma saranno guai per tutti, anche per la Germania. Tuttavia ritorna un problema più complesso che tutti noi, presi dalle ansie di un paese lasciato dal Governo sostanzialmente a sè stesso, abbiamo troppo trascurato. Europa non è solo euro e anzi più che mai occorre una politica economica europea, il cui primo punto è il controllo sui movimenti di capitali, l’introduzione di divieti alla speculazione, compreso il divieto di avere sedi in paradisi fiscali, alcuni dei quali talmente vicini da essere dentro l’Europa stessa. Europa non è lasciare che la moneta sia tutto e il resto ne consegue, nè che ritorni il mantra dei parametri di Mahastricht, quasi che la crisi finanziaria fosse stata solo una parentesi. Europa non è un modello unico, come ad esempio la Germania, a cui tutti gli altri debbono solo adeguarsi. Per di più un modello oggi interpretato in modo estremo. E’ vero che gli USA sembrano non avere l’attenzione necessaria all’esigenza di un nuovo ordine monetario mondiale. La finanza ha rialzato la testa, rinfrancata dopo lo spavento di alcuni mesi fa.Tuttavia l’Europa sembra a sua volta rinsecchita in un ordine sacerdotale che veglia solo la fiamma di Mahastricht. Una riflessione per le sinistre europee Dopo le regionali quello che fu il centro sinistra farà bene a tornare ad occuparsi di Europa, prima che sia troppo tardi. Come sarà l’Europa ci riguarda direttamente. Riguarda tutte le sinistre europee che dovrebbero porre con forza il problema del cambiamento di un modello di sviluppo che porterà solo guai e gravi contraddizioni. In una battuta no a ogm e nucleare, si allo sviluppo delle energie da fonti rinnovabili e ad un’agricoltura sostenibile. Altrimenti non basterà che all’Italia venga dato più tempo per rientrare nei parametri di Mahastricht, non già nel 2010 ma entro il 2011, perchè per rientrarvi occorrerà trovare comunque almeno 80 miliardi di euro che ad economia sostanzialmente ferma (2010 crescita sotto l’1%) vuol dire tagli, tagli, tagli, oppure inflazione. Non sarà un caso se si riparla di pensioni, del loro rapporto con il PIL e i prezzi sono già più alti della media europea. Meglio affrettarsi a svolgere questa riflessione prima che i fatti travolgano gli spazi di autonomia di manovra. La Grecia continua ad essere un monito preoccupante. Condividi