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Stefano Vinti - Candidato alle regionali nelle liste della Federazione della Sinistra Raccogliamo il grido di allarme dell’associazione dei Giuristi democratici e sosteniamo le iniziative del 22 marzo, giornata nazionale sul processo del lavoro. L’associazione giuristi democratici da tempo aveva segnalato il rischio di snaturamento del processo del lavoro, dal momento che si mettevano in discussione le caratteristiche di favor lavoratoris, e lo si voleva trasformare in un normale processo civile, con tendenza alla sua privatizzazione. Adesso il governo Berlusconi porta un profondo attacco al diritto del lavoro con delle norme che tendono a rendere apparentemente paritario il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro, senza tenere conto della particolare debolezza del lavoratore nel rapporto e che favoriscono il ricorso all'arbitrato privato, con clausola arbitrale da sottoscrivere addirittura al momento dell'assunzione. Inoltre, il governo vuole rendere più difficile l'instaurazione delle cause per licenziamento, prevedendo un termine ulteriore di decadenza dall'azione, in caso di mancata presentazione del ricorso entro 6 mesi e sancisce il principio dell'apposizione delle spese di lite a carico del soccombente, anche se lavoratore. Infine, esalta sempre più la valenza dei centri di certificazione della validità dei contratti ed infine, si vincola il Giudice ad un mero controllo formale delle ragioni dei provvedimenti datoriali, escludendo ogni verifica sulle valutazioni tecniche, produttive ed organizzative, che competono al datore di lavoro. Con questi provvedimenti il processo del lavoro è praticamente morto. Ed è illusorio pensare che il lavoratore possa liberamente discutere con il futuro datore di lavoro l'opportunità di deferire anticipatamente in arbitri anche le eventuali future questioni, ivi compreso il licenziamento e le conseguenze della sua illegittimità. Allo stesso modo è fuori dal mondo ritenere il lavoratore parte di pari forza rispetto al proprio datore di lavoro. Per queste ragioni Rifondazione comunista dell’Umbria raccoglie il grido d’allarme lanciato dall’associazione giuristi democratici e sostiene le iniziative indette per il 22 marzo, giornata nazionale sul processo del lavoro. Il diritto del lavoro non può subire questa riforma che cancella di fatto istituiti fondamentali come l’art. 18 e snatura i processi sulle cause di lavoro, e Rifondazione da sempre è mobilitata a difesa di queste rilevanti norme sancite dalla Costituzione, tanto che a breve, appena la Presidenza della Repubblica valuterà il testo del decreto, lanceremo la campagna referendaria contro le nuove norme volute dal governo Berlusconi. Condividi