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Editoriale di Alessandro Cardulli (dazebao.org) L’ultima carognata infame viene dal ministro Sacconi, che più ha in odio il sindacato e i lavoratori: l’allungamento della cassa integrazione non ci sarà. Già si era prodotto in una adirata contestazione dell’emendamento bipartisan approvato dalla Commissione Lavoro della Camera. Guarda caso subito dopo il varo del provvedimento, in soccorso del ministro è arrivata la Ragioneria generale dello Stato: non ci sono i soldi. Le argomentazione addotte non meritano neppure una risposta tanto sono campate in aria. Non si trattava di un allungamento dei tempi di copertura sine die, una “ largizione”, un incitamento ai “ fannulloni”, come qualcuno ha detto. Tutti gli indicatori economici indicano che sia il 2010 e il 2011 saranno anni terribili, come ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, nella conferenza stampa che ha tenuto alla vigilia dello sciopero generale di quattro ore. Nei primi due mesi di questo anno si sono registrate centomila ore di cassa integrazione in più rispetto all’anno passato, quando già la crisi era operante: un segno inequivocabile di situazione che non lascia presagire niente di buono, non consente al capo del governo di raccontare balle agli italiani come ha fatto inaugurando la banca del Mezzogiorno, un nuovo carrozzone di cui non si avvertiva il bisogno. Berlusconi, Tremonti e Scajola il trio della bugia Berlusconi ha parlato di “risalita”, ha detto che il governo, Lui, è stato bravissimo, il migliore rispetto a tutti gli altri paesi europei e no Obama nei suoi confronti è un nanetto. Con lui un Tremonti sempre più stridulo che faceva a gara con il premier a chi sia il più bravo e presenta anche Scajola, che non riesce a chiudere le tante vertenze in atto. C’è in questo governo un accanimento carognesco, appunto, nei confronti del mondo del lavoro, degli immigrati, si attaccano i diritti conquistati con anni e anni di lotte. Il fisco è la leva che serve a colpire lavoratori e pensionati lasciando liberi gli evasori, chi esporta i capitali e li fa tornare pagando una miseria. Brucia ancora l’approvazione da parte del Parlamento della legge sul processo del lavoro, che mette a rischio non solo l’articolo 18, un caposaldo dello Statuto dei lavoratori, ma rappresenta un generale indebolimento di diritti che sono parte fondante di una società democratica. Le forze di opposizione, non si sono accorte di quanto stava avvenendo, un po’ distratte proprio sul problema di fondo, il lavoro. Da qui si deve partire per delineare una nuova politica economica, per pressare il governo, farlo uscire allo scoperto, batterlo sul terreno della proposta e dell’iniziativa. Dice Pierluigi Bersani, il segretario del Pd, che “ l’Italia ce la farà, ma non con questo governo”. Epifani: la lotta non si fermerà Lo sciopero generale è uno “ sciopero sindacale “ fa presente Epifani ma“ non sarà una fiammata, non la prima iniziativa di lotta che prendiamo e non sarà l’ultima. Non ci fermeremo, lo sappia il governo”. Uno sciopero generale che peserà molto, che farà sentire la voce del mondo del lavoro, in una situazione fra le più torbide vissute dal nostro paese. Una lotta che non è “ altra cosa” rispetto alla manifestazione che si svolgerà il giorno dopo, sabato 13, a Piazza del Popolo, promossa da tutte le forze politiche dell’opposizione, Udc esclusa perché a Casini non piace la piazza. “ Per la democrazia, la legalità,il lavoro, i diritti. Si alle regole, no ai ntrucci.Per vincere”. E lo slogan dello sciopero generale suona così: “ Lavoro, fisco, diritti,cittadinanza. Cambiare si può”. Le due manifestazioni, nella diversità dei soggetti promotori, dei ruoli che ricoprono, si intrecciano, hanno un comune denominatore: il lavoro e la democrazia. Epifani venerdì mattina,nel quadro dello sciopero generale, concluderà a Padova la manifestazione dei lavoratori. Sabato pomeriggio sarà a Piazza del Popolo. Un segnale importante da parte di chi rappresenta un sindacato con quasi sei milioni di iscritti. Condividi