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È evidente che la fase è cambiata radicalmente. Il programma che aveva tenuto insieme l’Unione prima e dopo le elezioni politiche è stato affossato. È stato utile nel momento in cui una massa eterogenea di forze politiche doveva dare un’immagine d’unità agli occhi degli elettori affinché si potessero raggiungere i numeri per mandare a casa Berlusconi. Ma al momento della sua applicazione, prima per un motivo, l’equilibrio dei conti, poi per un altro, salvaguardare gli interessi dei poteri forti, è andato a farsi benedire. Ancora una volta, più che principi redistributivi e una scelta a favore della tutela dei più deboli, sono prevalsi gli interessi particolari di chi è sempre garantito. Gli interessi di chi non ha problemi per arrivare alla fine del mese. Rifondazione Comunista – insieme ad altre forze della sinistra - con gran senso di responsabilità e per l’ennesima volta, anteponendo gli interessi di coloro che avrebbero subito ancora con più vigore una riforma delle pensioni come l’aveva pensata il centrodestra, ha tenuto in piedi questa maggioranza che è continuamente sotto scacco di Confindustria. Una maggioranza che non ha saputo neanche difendere una proposta scaturita da una condivisione al suo interno in commissione lavoro. Non è il problema del senatore Dini e dei “quattro dell’avemaria”, è un problema del presidente Prodi. Purtroppo il Presidente ha scelto nuovamente di premiare i ricattatori e tenere sotto pressione la sinistra, una scelta consapevole che deve essere assunta con tutte le conseguenze del caso. Abbiamo posto un problema, per continuare la navigazione, Prodi deve rivedere la rotta e a gennaio la rotta va rivista insieme. Può sembrare marginale e riduttivo, dal momento che questo passo poteva essere stato fatto anche prima. Ma c’è una grossa differenza, un particolare che assume un rilievo fortissimo, un particolare che assume la prospettiva della sfida e che può essere in grado di rimescolare le carte. A gennaio è la sinistra tutta insieme che deve riuscire, parlando ad una sola voce, a condizionare il governo e la sua politica. Una sinistra che o antepone gli interessi della propria gente a quelli del partito e costruisce insieme un percorso unitario di confronto col il governo e su questo progetto pone le basi, da una parte, per valutare o meno l’opportunità di stare ancora dentro questo esecutivo, e dall’altra dà concretezza al processo unitario che con tanta fatica stiamo cercando di costruire. Confido nelle giornate dell8 e 9 dicembre a Roma affinché questo percorso trovi finalmente una materializzazione concreta. Condividi