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“Non sono qui solo per portare solidarietà a chi rischia il posto di lavoro, ma per testimoniare l’impegno che, assieme alle istituzioni locali e nazionali, alle rappresentanze dei lavoratori e alla proprietà, dobbiamo mettere in campo per impedire la chiusura, ancora incomprensibile ed ingiustificabile, dell’impianto di Terni”. Lo ha detto Catiuscia Marini, candidata del centrosinistra alla guida della Regione Umbria, che stamani ha sfilato insieme ai lavoratori in sciopero della Basell a Terni. “La dismissione dello stabilimento – ha sottolineato Catiuscia Marini – produrrebbe un colpo duro sul polo chimico ternano, con pesanti danni all’indotto e al tessuto produttivo dell’intera regione”. “Oggi – ha aggiunto – la questione del lavoro è centrale in ogni impegno politico ed istituzionale. Spero che anche il governo nazionale si renda conto dell’emergenza che sta colpendo i lavoratori e le loro famiglie, assumendo con decisione ogni possibile iniziativa volta a far desistere la multinazionale dai suoi intenti”. LA SCHEDA: OLTRE 1000 LAVORATORI A RISCHIO Sono 120 i lavoratori dello stabilimento di Terni della Basell che rischiano di perdere il loro posto di lavoro dopo la decisione della multinazionale americana-olandese specializzata nella produzione di polipropilene di chiudere il sito ternano entro la fine del 2010. Chiusura che però potrebbe mettere a rischio un altro migliaio di posti di lavoro per gli addetti delle aziende del polo chimico ternano e di quelle dell'indotto. Nonostante dal 2005 l'azienda - che in Italia conta altri due stabilimenti a Ferrara e Brindisi, per un totale di circa 1.240 lavoratori - abbia cambiato diverse proprietà e assetti societari, negli ultimi anni ha perso ordinativi (-360mila tonnellate annue) e accumulato debiti tali da finire sotto l'amministrazione controllata statunitense. Nel quadro di una riorganizzazione a livello europeo, che ha già portato alla dismissione dei siti tedeschi, francesi e inglesi, è dunque scaturita la decisione dei vertici di chiudere il sito ternano, considerato penalizzato dalla mancanza di collegamento con il mare, nonostante quest'ultimo sia risultato nel 2009 il più remunerativo in Italia, producendo 205 mila tonnellate di polipropilene, per un fatturato di 9 milioni di euro, con una riduzione dei costi fissi di 2,5 milioni di euro. La fine della produzione a Terni del polipropilene da parte della Basell potrebbe in futuro avere conseguenze negative anche per altri stabilimenti del polo chimico ternano: la Meraklon (280 dipendenti) e la Treofan (180) acquistano infatti il 35 per cento della produzione della multinazionale per la propria attività. Inoltre almeno altri 600 addetti dell'indotto potrebbero subire le conseguenze della chiusura. Condividi