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di Eugenio Pierucci In questi mesi molte voci si sono levate attorno alla vicenda dell'Antonio Merloni. Voci preoccupate per la sorte di migliaia di lavoratori, fra dipendenti diretti dell'azienda e quelli occupati nell'indotto. E' in gioco l'avvenire di una vasta area dell'Umbria e delle Marche che rischia un ritorno a 50 anni addietro, quando da quel territorio si esprimeva forte la spinta ad emigrare. Fra queste voci, che Umbrialeft ha puntualmente riportato, è mancata sino ad oggi quella della senatrice dell'Udc, Sandra Monacelli, che si è infine decisa a dire la sua e lo ha fatto prendendosela innanzitutto con la Regione Umbria, colpevole a suo dire, di una incomprensibile inerzia. In una nota inviata alla stampa, la parlamentare umbra, nonché vice sindaco di Gualdo Tadino in una giunta di centrodestra, osserva che "La sensazione di una doppia velocità innescata tra la Regione Marche e la Regione Umbria nella vicenda Merloni è paradossale e deve al più presto essere rimossa". Dopo di che definisce "inquietanti gli atteggiamenti della Regione Umbria che di fronte al dramma di famiglie e lavoratori e al rischio per la tenuta stessa del sistema economico del territorio, si trasforma in sfinge, resta in silenzio e non esprime nulla sulla definizione dei contenuti relativi all’Accordo di Programma, anche di fronte all’impegno della Regione Marche di aggiungere 5milioni ai 35 milioni del Governo che rappresenta una cifra già indubbiamente inferiore a quella dei 50 precedentemente dichiarata". "Batta un colpo, l’assessore Giovanetti - conclude la senatrice -, dica qual è l'impegno dell'Umbria e dimostri prima che sia troppo tardi che la situazione dei lavoratori della Merloni e delle loro famiglie gli sta a cuore!" Se il vice sindaco di Gualdo Tadino, la cui Giunta è stata praticamente costretta a discutere della questione Merloni dai dipendenti arrabbiati anchichenò dello stabilimento che da mesi si battono per la sopravvivenza, si fosse degnata solo una volta di mettere piedi dalle parti di Colle di Nocera Umbra (che non è poi molto lontano dalla sua abitazione), dove un combattivo nucleo di operai porta avanti da più di un mese un presidio volto a mantenere desta l'attenzione sulla loro vicenda, avrebbe appreso che quei lavoratori non sono proprio entusiasti di quell'Accordo di programma che lei invita invece a sostenere. Non sono d'accordo perché frutto di un'impostazione tesa a sacrificare lo stabilimento umbro e a salvare quello marchigiano, quindi a dividere la vertenza ed anche i lavoratori. Avrebbe perciò capito, la bionda senatrice, perché mai la Regione Marche è stata così solerte nell'aderire all'Accordo e perché, invece, sul versante umbro si nutrono profonde perplessità. E questo, dunque, che ci porta a giudicare intempestivo il suo risveglio ed è per questo che farebbe forse meglio a tornare al suo riposo. Condividi