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di Daniele Orlandi PERUGIA: BENASSI TACCUCCI RAIMONDI CAZZOLA (STAMILLA) URBANO BONOMI PERRA DELLA ROCCA DOCENTE (MARTINI) BONDI PAPONI (DEL CORE); ALL. BUZZI/ZAFFARONI. CREMONESE: BIANCHI G. BIANCHI A. MALACARNE (MUSETTI) TACCHINARDI VIALI GALUPPO GORI (VILLAR) ZANCHETTA CODA PRADOLIN (NIZZETTO) GUIDETTI; ALL.BOZZETTI MARCATORI: 7’ DELLA ROCCA; 30’DOCENTE; 76’ BONDI; 93’ MARTINI. ARBITRO BAGALINI DI FERMO; ASSISTENTI VUOLO E LEONETTI Il Perugia non si smentisce. Vince al Curi con la seconda in classifica e resta aggrappato alla corsa play off e non tanto perché ha vinto (i punti da recuperare sono sempre molti e rischiano di diventare decisivi i due delle penalizzazioni) ma per come ha vinto: in maniera autoritaria, a tratti perfino brillante. In molti si sono chiesti, vedendo il brutto anatroccolo delle ultime partite trasformarsi nel cigno elegante a suo agio sul terreno umido del Curi, se la chiave di volta stesse nel nuovo modulo con cui è stata schierata la squadra (4-3-3). E, certo, la tattica c’entra qualcosa, perché la difesa a tre e le tre punte davanti sono indici di una propensione maggiore al gioco offensivo, cui il Grifo è obbligato da qui a fine campionato, se vuol tentare l’aggancio ai play off, visto il ritardo in classifica. Non sappiamo dire se il nuovo modulo sia stato in qualche modo ispirato dalla presenza indefinita e indefinibile, e perciò incombente, di Piero Braglia dalle parti di Pian di Massiano: tutti sanno che il 4-3-3 è il suo marchio di ditta. Di certo, comunque, ogni bello spartito ha bisogno di bravi suonatori per essere esaltato, e ieri sera alcuni grifoni hanno davvero sfoderato prestazioni di alto livello. Iniziamo dai debuttanti. Urbani in difesa, insieme a Raimondi e Taccucci, ha chiuso ogni varco e fugato ogni (ragionevole) dubbio sulle difficoltà di un assetto a tre ad affrontare uno degli attacchi più pericolosi della categoria. Il compito non era facile, ma è stato svolto con autorevolezza. A centrocampo, Della Rocca ha addirittura bagnato l’esordio con l’importante gol (susseguente a calcio d’angolo) che ha sbloccato la partita, nel contesto di una prestazione tutta sostanza e geometria, che ha fatto il paio con quella di Perra. Se si aggiunge che Cazzola sulla destra ha fatto il bello e cattivo tempo e sconquassato gli equilibri e i piani difensivi cremonesi, e Bonomi dall’altra parte ha diligentemente coperto la fascia per lasciare libertà di azione a Bondi, ne risulta un centrocampo biancorosso che, forse per la prima volta nella stagione, è risultato davvero il “settore nevralgico” dove le partite si vincono. Il quadro va completato con la prima linea. Lo schieramento iniziale con Bondi, Docente e Paponi ha garantito creatività, rapidità e incisività: fin dai primi minuti la difesa cremonese è sembrata in difficoltà a contenere la varietà di temi d’attacco perugini. E le sostituzioni della ripresa (del Core per Paponi e, poi, Martini per Docente) hanno confermato che il Perugia ha un parco attaccanti di rispetto e, semmai, “problemi” di abbondanza in avanti. Alla fine della partita, le domande ricorrenti erano due. La prima: il Perugia saprà dare continuità anche in trasferta alla prestazione di ieri sera? Solo un assetto votato alla ricerca della vittoria ovunque e contro chiunque può tenere in piedi le speranze. La prima risposta si avrà già domenica nella trasferta col Pergocrema, e dovrà essere una risposta senza i tentennamenti visti in quasi tutte le partite disputate lontano da Perugia. La seconda domanda: perché Urbano e Della Rocca, che ieri sera hanno mostrato di poter dare contributi importanti in termini di sicurezza e quadratura, sono stati usati poco o niente nel loro primo mese di presenza a Perugia? Qui la risposta chiama in ballo un vizio d’origine della Società, cioè la scelta dell’allenatore. Pagliari prima e Zaffaroni poi non hanno saputo apportare al potenziale della squadra il valore aggiunto che un tecnico d’esperienza e creativo sa dare, e che può risultare decisivo in campionati equilibrati come quello di serie C (anche noi, seguendo il collega Marco Casavecchia, preferiamo chiamare il limbo in cui staziona da troppi anni il Grifo, senza eufemismi ma con la crudezza che merita e, perciò, col termine che l’immaginario collettivo, non solo nel calcio,usa per definire le situazioni marginali). Lo diciamo non per rimarcare sadicamente una scelta sbagliata, peraltro riconosciuta pubblicamente dal Presidente Covarelli, ma per auspicare che, vada come vada questa stagione (in cui va comunque perseguito l’obiettivo dei play off) e sperando che la prossima nasca sgombra da turbative finanziarie (chiediamo troppo al nostro inguaribile, talvolta, lo riconosciamo, perfino cieco ottimismo da tifosi?) la società ricominci non da zero sia per i giocatori, sia per il ds, sia per il tecnico. Per quest’ultimo, ci riferiamo a chi già c’è ma per ovvi motivi non può risultare agli atti. Se i risultati sono quelli visti nei novanta minuti contro la Cremonese, e se sono in qualche modo attribuibili alla sua mano, i tifosi perugini, che di situazioni strane ne han dovute vedere già molte, su questa sarebbero certo disponibili a non formalizzarsi troppo, pur di avere una garanzia di affidabilità per il futuro. Sia quello immediato, sia quello prossimo. Condividi