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di Marco Casavecchia Non sappiamo di quale tinte si vestirà il futuro del Grifo; certo, al momento, sembrerebbero tendere più al grigio che al rosa. Non affermiamo questo perché vogliamo unirci al coro dei pessimisti o dei disfattisti, tout cour, ma se è vero che le risorse economiche societarie, da sempre apparse esigue e insufficienti per una gestione tranquilla della stagione, hanno in parte compromesso il cammino del Grifo (con un “meno due” in classifica), il comportamento quasi schizofrenico della squadra, leonina al Curi, fragile e spaurita fuori, ha convinto anche i tifosi dalla fede più incrollabile, a rassegnarsi all’ennesimo anno di C (il termine Lega Pro, dai noi sempre avversato, non rende giustizia alla sofferenza di chi deve assistere a certi spettacoli aberranti). In queste ultimi giorni, poi, le vicende del Grifo si mescolano come le verdure in una sorta di minestrone dal sapore indefinito. Un giorno, i proclami di Covarelli, che dichiara di non mollare ma, anzi, di raddoppiare gli sforzi (speriamo non i punti negativi), per tentare ancora la scalata alla B (sic!), invitando, non si sa se nella veste di osservatore, consigliere, consulente tecnico, demiurgo, taumaturgo, stregone voodo, o altro, il bravo Piero Braglia (che avremmo voluto molto prima alla guida del Grifo e non ora, ahimè!), il quale si domanderà, immaginiamo, cosa gli riserverà ancora di singolare il 2010 di qui a giugno, dopo le vicende Taranto e Perugia. Un altro giorno, ci giungono le dichiarazioni dello stesso presidente, che si dice pronto a vendere, per la “modica” cifra di dieci milioni di euro, società e squadra “full optional”, al primo pretendente, financo si tratti del “redivivo” Sor “Lucky” Luciano, il quale, a sua volta, si dice in debito con la Città ed i tifosi del Grifo (sembra quasi una boutade), per cui rileverebbe la società (con quali finanze, ci chiediamo, se fino a qualche annetto fa sembra non ne disponesse per salvare il Perugia del figlio Alessandro), la porterebbe di nuovo in Europa, per poi regalarla, solo per saldare il conto con la piazza perugina. Detto che a noi i cavalli (ironia della sorte) di ritorno non sono mai piaciuti, sia nel caso di giocatori, tecnici (eccezion fatta per Castagner e, forse, Cosmi), dirigenti o presidenti (altra eccezione: D’Attoma), il ritorno di Gaucci ci preoccuperebbe, magari in maniera infondata, prevenuta, e del tutto ingiustificata, non poco. Vivere nella speranza che possa ripetere (senza il figlio Alessandro, vero deus ex machina del Grifo vincente dell’era Cosmi e Colantuono) le gesta che furono, potrebbe essere una pericolosa illusione ed un’arma a doppio taglio. Oggi i tempi sono diversi, ma il calcio è sempre in mano a personaggi noti e potenti, non certo “amici” di Gaucci. Avremmo la garanzia di non assistere di nuovo a “strane situazioni”, non favorevoli al Grifo, come accadde nell’ultimo anno de serie A? Gaucci sarebbe sicuro di poter tranquillamente gestire, una società di calcio, dopo tutte le battaglie fatte contro il “Palazzo”, le esternazioni, le accuse, ecc., non subendo “attacchi e vendette”, come invece ha sempre affermato di aver patito, dalla vicenda Catania in poi? Il Perugia di Gaucci sparì sommerso dai debiti, con irpef, contributi e stipendi mai pagati, dopo un fallimento che alcuni ritengono pilotato dalla politica perugina, rea di non aver consentito il successo dell’affare Curi, che avrebbe salvato le finanze societarie. Noi ci domandiamo, invece, dove siano finiti tutti i soldi provenienti dalle cessioni eccellenti del Grifo vincente di quel periodo (Pieri, Tedesco, Grosso, Nakata, Materazzi, Liverani, Baiocco, Blasi, Rapaijc, ecc…tanto per fare alcuni nomi) e perché non sia stata possibile, con quella disponibilità di risorse, una gestione oculata che potesse garantire un futuro tranquillo al Perugia. Forse un po’ di saggezza e meno allegria amministrativa, avrebbero consentito al Grifo altri anni di serie professionistiche importanti. Ma forse ci sbagliamo, nel qual caso chiediamo anticipatamente scusa a tutti gli interessati, per le nostre considerazioni o preoccupazioni, eccessivamente severe e preconcette, invocando le attenuanti generiche, perché ancora sotto choc a causa del fallimento del Grifo occorso cinque anni fa, con conseguente sparizione dell’A.C. Perugia 1905 (o 1901, secondo gli storici) e dei successivi cinque (sei) anni, trascorsi in terapia riabilitativa in C. Buon Grifo a tutti, con la speranza di un futuro roseo (ammesso ce ne sia uno). Condividi