telecom.jpg
di Alessandro Ambrosin - Dazebao ROMA - L'operazione Phunchard-Broker, avviata dalla polizia valutaria della Guardia di Finanza e dai Ros dell'Arma dei carabinieri, ha portato alla luce un'incredibile operazione di riciclaggio di denaro sporco per un ammontare complessivo di quasi due miliardi di euro, che avrebbe provocato un danno per l'erario di oltre quattrocento milioni di euro. Sono 56 le ordinanze che il gip Aldo Morgigni, su richiesta dei pm della Procura Distrettuale Antimafia, ha disposto la misura cautelare in carcere per 52 persone e gli arresti domiciliari per altre 4. Le accuse Gravissime le accuse ipotizzate dalla magistratura che vanno dall'associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata, all'evasione fiscale contro la pubblica amministrazione e l'amministrazione della giustizia, corruzionei , favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio, falsi in atti pubblici, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e reinvestimento di proventi illeciti e per le quali si ipotizzano connessioni con alcune organizzazioni criminali. Una rete criminale su larga scala Nella maxi operazione Telecom Italia Sparkle e Fastweb avrebbero consapevolmente svolto un ruolo chiave nell'amministrazione del denaro. Il trasferimento dei capitali illeciti sarebbe avvenuto attraverso operazioni commerciali fittizie e il sistema delle false fatturazioni, acquistando tramite societa' controllate beni mobili e immobili'. La contiguita' del metodo del riciclaggio tra le organizzazioni dedite al commercio degli stupefacenti e quelle legate alla criminalita' economica. "Le indagini hanno interessato non solo regioni come il Lazio, la Toscana, l'Umbria, la Lombardia e la Calabria, ma anche gli Stati Uniti, lo stato del Delaware, la Francia, la Svizzera il Lussemburgo, il Regno Unito, la Romania e gli Emirati arabi, Singapore e Hong Kong e proprio attraverso questa fitta rete - ha spiegato durante una conferenza stampa il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo - che i capitali venivano nascosti, creati ad arte da società legate a quelle di telecomunicazioni più grandi, e utili solo per creare traffico telefonico fittizio. Il sistema era quello delle 'phuncards', necessarie per l'accesso ad internet".' 'Una delle piu' colossali frodi poste in essere nella storia nazionale'': ha commentato il Gip che sta coordinando l'indagine. Ma quanto emerso finora prende forma un segnale molto più grave che getta ulteriori dubbi sul "modus operandi" di una larga fetta dell'attuale classe dirigente italiana, ormai disposta a tutto pur di ottenere il massimo profitto. Nomi eccellenti tra gli indagati Tra gli ordini d'arresto spiccano alcuni nomi noti, tra cui il senatore del Pdl Nicola Paolo Di Girolamo. Già nelle elezioni del 2008, candidato con il Pdl, l'avvocato venne eletto nella circoscrizione estero con 25mila preferenze, ma poi si scoprì che non era neppure residente all'estero. Il gip di Roma all'epoca dei fatti ne chiese l'arresto ai domiciliari, ipotizzando a suo carico presunte irregolarità nel voto e il reato di attentato contro i diritti politici del cittadino. Ma il Senato negò l'autorizzazione. Ora l'esponente di centro destra vive a Bruxelles. Altro eccellente nome raggiunto dall'ordinanza è Silvio Scaglia, il tredicesimo uomo più ricco di italia secondo la rivista Forbes. Fondatore di Fastweb nonchè ex amministratore delegato della società telefonica. Scaglia che al momento si trova all'estero ha dato mandato ai suoi legali di concordare il suo interrogatorio nei tempi piu' brevi per chiarire tutti i profili della vicenda. L'imprenditore, che si dichiara estraneo ai fatti, ha ribadito in un comunicato stampa la sua estraneita' a qualunque reato. Secondo i magistrati la dirigenza della Fastweb Spa era consapevole di questo meccanismo fraudolento. "Ci sono le relazioni dell'audit interno della società telefonica - hanno fatto sapere gli inquirenti - dalle quali si rileva come fosse nota all'interno della societa' la circolarita' dei flussi finanziari, formalmente giustificata da contratti di finanziamento, e peraltro realizzata nella sostanza grazie anche ad un anticipo concesso dalla stessa Fastweb alle societa' legate al sodalizio criminale e sue clienti". Scaglia dal 2007 ha fondato una nuova società, la Babelgum, una web tivù, che sviluppa software per la distribuzione di programmi TV e altre forme di video su Internet, usando l'ormai popolare peer-to-peer tv, con sede a Dublino e uffici a Milano, Nizza e Londra. Ma non è tutto. Nell'ordinanza emessa del Gip figura anche Stefano Parisi, attuale amministratore delegato di fastweb. Tra i mandati d'arresto ci sarebbe anche un maggiore della Guardia di Finanza, Luca Berriola, che presta servizio presso il comando di tutela della finanza pubblica. Berriola, secondo la ricostruzione delle indagini, avrebbe contattato l'imprenditore campano Vito Tommasino, titolare della società Axe techonology per agevolare il rientro dall'estero di un milione e mezzo di euro dell'organizzazione criminale transnazionale sgominata oggi. In pratica le societa' di Tommasino avrebbero dovuto emettere false fatture per far rientrare i capitali 'sporchi'. L'imprenditore e il finanziere avrebbero dovuto guadagnare un compenso pari al 2,5% del capitale recuperato. Indagati anche Riccardo Ruggiero e Stefano Mazzitelli che all'epoca dei fatti, ricoprivano rispettivamente il ruolo di presidente di Telecom Italia Sparkle e amministratore delegato. I due dirigenti insieme a Scaglia sono ritenuti i materiali organizzatori allo scopo di creare la provvista da riciclare. Chiesto il commissariamento per Fastweb e Telecom Sparkle Sarebbero queste le due società coinvolte principalmente nel maxi riciclaggio, tanto che la procura di Roma ne ha chiesto il commissariamento in base alla legge 231 del 2001 che prevede sanzioni per quelle societa' che non predispongono misure idonee ad evitare danni all'intero assetto societario. Condividi