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ROMA - In partenza per la Sicilia e la Calabria, dove con le autorita' locali approntera' un piano d'interventi dopo l'ondata di maltempo che ha investito le due regioni, Guido Bertolaso mette a punto la strategia difensiva per rispondere alle accuse rivoltegli dalla procura di Firenze nell'inchiesta sugli appalti. Ribadendo per l'ennesima volta che lui non ha mai preso soldi in cambio di appalti ne', tantomeno, ha ricevuto favori sessuali da prostitute o escort procurate dall'imprenditore Diego Anemone, ora in carcere. Lo ha fatto anche oggi, in un'intervista a La7 che andra' in onda domani, sostenendo che ''possibili passaggi di soldi non ce ne sono stati'' e che le presunte prestazioni sessuali non ci sono mai state visto anche che le ''dichiarazioni rese dall'interessata confermano che si e' trattato solo di massaggi''. Un'intervista in cui ha nuovamente difeso la Protezione Civile - che ''non e' una cupola che distribuisce appalti o favori'' - puntando il dito contro i ''processi sommari'' che ''si facevano durante il fascismo'' e rivelando che ''in molti mi hanno chiesto appalti a L'Aquila'' e pero' ''ogni appalto e' passato per una gara ufficiale''. Bertolaso pero' sa che non bastano le dichiarazioni a giornali e tv per smontare le accuse che la procura gli contesta dopo averlo indagato per corruzione. Nell'ordinanza infatti il gip sostiene che e' ''comprovata'' la relazione sessuale con la brasiliana Monica. Mentre non c'e' traccia nelle oltre 20mila pagine d'inchiesta del passaggio di denaro, anche se gli investigatori del Ros ipotizzano comunque che i movimenti di Anemone per recuperare decine di migliaia di euro prima di incontrare il sottosegretario fossero ''finalizzati alla consegna delle somme''. Per questo Bertolaso, fin dal primo momento, ha detto ripetutamente di voler essere ascoltato dai pubblici ministeri. Ma quali? E' ipotizzabile che il sottosegretario sara' sentito dai pm perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, che hanno 'ereditato' i fascicoli di Firenze e Roma in seguito al coinvolgimento nell'inchiesta sugli appalti dell'ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, indagato per corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento. Ma non e' neanche al momento da escludere la possibilita' che Bertolaso presenti un'istanza alla procura di Perugia chiedendo la trasmissione degli atti che lo riguardano a Roma. E se i magistrati perugini opponessero un rifiuto, il capo della protezione civile potrebbe ricorrere alla procura generale della Corte di Cassazione, chiedendo che risolva il contrasto di competenza. Tempi lunghi, dunque, che potrebbero far slittare di diverse settimane il suo interrogatorio. La sua difesa, in ogni caso, e' articolata su tre punti: il presunto passaggio di denaro, i favori sessuali, il coinvolgimento del cognato Francesco Piermarini nei lavori per il G8 alla Maddalena. Per quanto riguarda i soldi, come gia' detto, nelle carte depositate non c'e' traccia del 'passaggio'. ''E' insussistente qualsiasi ipotesi di passaggio di denaro'' ha detto nei giorni scorsi il suo avvocato, Filippo Dinacci. Ai magistrati, inoltre, Bertolaso portera' anche la relazione in cui sono spiegati i motivi per i quali il Dipartimento ha sostituito Fabio De Santis - il 'soggetto attuatore' delle opere a La Maddalena ora in carcere - con Gian Michele Calvi. ''Aveva approvato una serie di progetti - ha detto - per un importo superiore ai 650 milioni, mentre l'importo che avevamo previsto per tutti i lavori era intorno ai 300 milioni''. Quanto alla presunta prestazione sessuale con Monica, il capo della Protezione Civile ha ribadito anche oggi che e' la stessa ragazza brasiliana a negarla nell'intercettazione che e' agli atti. ''No, non l'ha fatto... - dice Monica - no...tutto sicuro...non fece niente...ho fatto un massaggio meraviglioso''. ''E' un'ipotesi di fantasia'' ribadisce Dinacci. Per quel che riguarda, infine, il ruolo svolto dal cognato Francesco Piermarini a La Maddalena, Bertolaso ha ripetuto ieri sera a Matrix che ''non l'ho certo chiamato io''. ''E' un esperto di bonifiche e li' c'era da fare una grande bonifica da amianto. Gli fu chiesto di lavorare e lui c'e' andato. Io gli feci presente che si sarebbe saputo che era mio cognato e gli dissi di lavorare bene e ancora con piu' impegno''. Condividi