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Sono accusati di avere agito in vario modo per minimizzare l'inquinamento da diossina seguito a un incendio che nel luglio scorso aveva interessato a Stroncone un capannone della Ecorecuperi, il sindaco della città, il direttore dell'Arpa di Terni e un imprenditore della zona indagati e raggiunti da misure cautelari (obbligo o divieto di dimora, sospensione dalla professione) disposte dal gip nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla procura di Terni. In particolare - in base alle indagini condotte dalla gdf, in collaborazione con carabinieri e forestale - il direttore del dipartimento Arpa di Terni, Adriano Rossi, deve rispondere di avere rappresentato all'esterno risultati sulla diossina in ortaggi e terreni pur essendo consapevole ''dei limiti oggettivi'' sul piano strumentale e dell'affidabilità delle metodiche nel laboratorio che aveva svolto le analisi, pur non avendole la diretta responsabilità. Dati accompagnati da commenti tutti diretti - secondo l'accusa - a minimizzare l'inquinamento. Addebiti per i quali il giudice ha sospeso Rossi per due mesi dalla professione. L'Arpa ha comunque rivendicato la correttezza dell'operato dei propri tecnici. Al sindaco di Stroncone Nicola Beranzoli gli inquirenti contestano invece comportamenti volti ''unicamente a ridimensionare'' la portata dell'evento. Come quello di ridurre e poi di nuovo ampliare dopo circa un mese l'area soggetta a prescrizioni intorno alla Ecorecuperi. Un comportamento legato - ritiene l'accusa - alla volontà di tutelare gli interessi economici di alcuni privati. Secondo gli investigatori Beranzoli ha uno stretto legame con Malvetani (definito dal gip ''privato istigatore''), proprietario di terreni vicino all'incendio e il cui figlio è titolare di un agriturismo proprio a Stroncone. A Beranzoli, Malvetani e Rossi sono stati contestati i reati di commercio di sostanze alimentari contraffatte o adulterate in relazione a quello di adulterazione o contraffazione. Per il Sindaco (al quale insieme al dirigente dell'Arpa è stato contestato anche il reato di falsità ideologica) il giudice ha disposto l'obbligo di dimora a Stroncone e per Malvetani il divieto, per evitare contatti tra i due. Indagato inoltre per incendio colposo aggravato da violazioni ambientali il titolare dell'azienda, Massimiliano Scerna. Condividi