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PERUGIA - Performance significative nella capacità di creare ricchezza; permanenza di stipendi e redditi familiari di livelli inferiori alla media nazionale, “bilanciati” da politiche sociali pubbliche e da un modello di welfare in grado di garantire coesione sociale e una buona qualità della vita, a sua volta espressa da un alto indice di BIL (benessere interno percepito): sono queste le principali connotazioni contenute nel Rapporto Aur 2008/09, “Dentro l’Umbria 2”, sintetizzate e illustrate nell’ampia Introduzione al ponderoso volume, scritta da Claudio Carnieri, presidente dell’istituto regionale di ricerca. La ricerca è stata presentata questa mattina alla Sala dei Notari. I lavori sono stati aperti da una relazione della Direttrice di Aur, Anna Ascani e conclusi dall’intervento della Presidente della Giunta regionale. Questo ultimo lavoro di Aur e dei suoi ricercatori, scrive Carnieri, giunge a conclusione di un ciclo di studi finalizzato ad indagare gli aspetti strutturali della società regionale e le tendenze di lungo periodo, nella convinzione che questo tipo di contributo possa essere utile alle esigenze di governo delle istituzioni e al protagonismo delle forze sociali. La ricerca si muove nell’ottica di dare risposta agli interrogativi circa la attualità, la praticabilità e gli eventuali caratteri di una nuova politica industriale e a quelli inerenti le modalità e qualità dei rapporti tra pubbliche istituzioni e organizzazioni sociali. Il rapporto, a giudizio del presidente dell’agenzia, è rivolto ad esaminare “il complesso incrocio tra modello produttivo e modello sociale”, nella consapevolezza di come questa connessione, oltre che proporre quantità e qualità come termini inscindibili per un sano sviluppo, sia utile anche per le attività di mercato e impresa. Per redigere il Rapporto si sono quindi percorsi, afferma Carnieri, “piste difficili, non consuete, talvolta ‘scomode’, ma tali da darci un’immagine ‘effettuale’ dell’Umbria”. La parte conclusiva dell’introduzione di Carnieri è ricca di proposte e indicazioni per un prossimo, nuovo ciclo di studi e ricerche su cui cimentare le competenze e le energie di Aur. Il rapporto dell’agenzia rileva che il reddito familiare medio umbro, calcolato al 2007, è di 35.142euro l’anno, leggermente superiore alla media nazionale (34.497) ma inferiore a quello delle altre regioni del centro. Critica appare la situazione dei redditi da lavoro dipendente. Fatto 100 per l’Italia, l’indice umbro è del 92,3, inferiore non soltanto alle regioni settentrionali, ma, per la prima volta, anche ad alcune di quelle meridionali, essendo il totale del meridione, isole comprese del 92,4. E’ a questo punto, rileva Carnieri che “viene visualizzato il ruolo compensativo che l’intervento pubblico delle istituzioni e le politiche diffuse di welfare hanno sul modello regionale al fine di radicare una tenuta ed una coesione sociale che, tuttavia, si fa sempre più difficile”. Il rapporto di Aur rileva infatti come, fatto 100 l’indice nazionale, quello umbro sia pari a 96,5 nel caso di reddito primario (al netto cioè delle prestazioni e dei trasferimenti sociali) e salga a 101,3 in termini di reddito disponibile, cioè comprensivo delle prestazioni sociali. L’andamento del Pil umbro negli anni recenti, sostanzialmente in linea con l’andamento nazionale è stato caratterizzato, in talune fasi, da risultati migliori. La nota critica, rileva Carnieri, è rappresentata dal Pil per abitante che, con 24.455euro, pone l’Umbria al disotto della media nazionale che è di 26.278. “Si vede chiaramente - scrive il presidente Aur – la maggiore difficoltà che l’Umbria continua ad avere nel produrre ricchezza (reddito) nei nuovi cicli dell’economia nazionale globale”. In termini di “benessere percepito” l’Umbria, nel rapporto Istat 2007, risulta a “soddisfazione alta”, con performance molto positive nei cinque indicatori situazione economica, salute, tempo libero, relazioni amici, relazioni familiari. Nei primi quattro, i valori umbri sono, di gran lunga, superiori alla media nazionale. L’immagine e la realtà dell’Umbria che escono dalla ricerca impongono, a giudizio di Carnieri, l’esigenza di “mettere al centro della vita regionale la scelta dell’innovazione e dello sviluppo di qualità, verso un più avanzato modello di specializzazione produttiva, capace di introdurre novità anche nei settori più maturi e tradizionali della base produttiva”, tornando anche “a scommettere sul manifatturiero”. Condividi