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PERUGIA - Roberto Spaccino ha ascoltato in lacrime la requisitoria con la quale il pubblico ministero ha chiesto oggi al gip di Perugia di rinviarlo a giudizio per l'omicidio della moglie. “Ha pianto per tutta l'udienza” hanno spiegato al termine i suoi difensori, gli avvocati Michele Titoli e Luca Gentili. L'uomo ha sempre sostenuto di essere estraneo al delitto e i legali si sono detti “molto fiduciosi” di un esito positivo del procedimento. A loro avviso, infatti, il pubblico ministero non ha fornito elementi di novità rispetto alla fase iniziale dell'indagine. “Sono convinto - ha detto Gentili - che il vero assassino sia ancora fuori”. Per la procura di Perugia, invece, non ci sono dubbi, Roberto Spaccino uccise volontariamente la moglie Barbara Cicioni, 33 anni, incinta all'ottavo mese di una bambina. Per questo deve essere processato davanti alla Corte d'assise di Perugia. Il trentottenne di Marsciano e i genitori della moglie si sono incontrati per la prima volta dopo l'omicidio della donna, avvenuto il 24 maggio scorso nella villetta di Compignano, sulle colline del marscianese, dove la coppia abitava insieme ai due figli, di cinque e nove anni, ora affidati a uno zio materno. Spaccino, arrestato il 29 maggio, non ha praticamente avuto modo di guardare in faccia il padre e la madre della moglie, anche se la tensione è stata a tratti evidente. “Mia figlia gli voleva bene. Altrimenti non avrebbe fatto questa fine...” ha detto Simonetta Pangallo, la madre di Barbara in una pausa dell'udienza. “Penso che il peggio sia già successo” ha aggiunto riferendosi a quanto provato incontrando Spaccino. “Rabbia e tanta indifferenza” sono i sentimenti che ha provato oggi il padre, Paolo Cicioni. Oggi il gip Paolo Micheli ha ammesso come parti civili i genitori della vittima, i figli della coppia, tramite il loro tutore, due zii di Barbara ma anche cinque associazioni impegnate nella tutela dei diritti delle donne. Mentre alcune attiviste hanno manifestato davanti al palazzo di giustizia. Spaccino è arrivato in aula con le manette ai polsi, indossando un giubbetto rosso. Al momento di scendere dal cellulare ha lanciato un bacio a un amico in attesa. Hanno scelto invece di non essere presenti i suoi parenti. Oltre che per l'omicidio, il pubblico ministero Antonella Duchini ha chiesto che venga processato per maltrattamenti nei confronti della moglie, per avere provocato l'interruzione della sua gravidanza, per avere simulato un furto nella villetta e per false dichiarazioni allo stesso pm. Secondo la ricostruzione accusatoria Spaccino, arrestato il 29 maggio, avrebbe ucciso la moglie al termine dell'ennesima lite. In particolare - ritengono gli inquirenti - percosse e soffocò la donna (trovata morta in camera da letto), provocandone la morte. In base all'indagine condotta dai carabinieri Spaccino simulò poi una rapina per sviare i sospetti. Un'ipotesi esclusa - ha sostenuto oggi il pm - da accertamenti condotti inizialmente a 360 gradi. Condividi