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Rifondazione Comunista Gruppo consiliare Gualdo Tadino Gianluca Graciolini Certo che devono aver veramente affondato il coltello nelle ferite più dolorose quei ragazzi e quelle donne che da più di una settimana oramai stanno sacrificando vita e affetti per difendere il loro posto di lavoro alla Merloni e, con esso, l'economia dell'intero territorio e la sua coesione sociale. Anzi, hanno scatenato un vero putiferio. I sindacati costretti alla rincorsa, accusano di lesa maestà o di estremismo stolto e controproducente un gruppo di operai che fanno senza alcun rimborso spese e a stipendio zero il mestiere di chi è pagato per difendere il diritto al lavoro e per mobilitarsi a dovere quando occorre, senza altra preoccupazione che non sia, per l'appunto, l'interesse esclusivo delle lavoratrici e dei lavoratori. Ma non solo: la preoccupazione di costituire un focolaio di conflitto sociale democratico e di prendere il posto dei sindacati ufficiali hanno costretto i Vescovi dell'Umbria, in tutta fretta, ad appellarsi alla pietas del Capo d'Italia. Attenti, sembrano dirgli, noi intercediamo presso di te a rappresentare le difficoltà delle nostre pecorelle, risolvi Tu, Ti preghiamo, la situazione, altrimenti c'è il rischio che diventino lupi rossi. Alto magistero ecclesiastico quello dei Vescovi, per carità, e non sono certo nuovi a lanciare allarmi di questo genere, ma quello che stona nel loro intervento è l'assenza di ogni considerazione critica sulle politiche economiche e sociali di questo governo, privilegiando un atteggiamento piagnone come fosse un appello alla bontà filantropica a Chi, se vuole dimostrare la sua vera bontà, può fare tutto. In altre occasioni, quando vogliono, entrano in critiche e meriti ben più dettagliati. E la politica, poi, quella di PD e PDL innanzitutto, gli altri neanche si registrano, fino ad ora esclusivamente affaccendata negli scontri per le candidature per le regionali, è stata svegliata dal clamore del presidio della mensa camionisti di Gaifana e, scompostamente, pare risvegliarsi dal torpore e dall'assenza. Ecco allora scendere in soccorso delle gerarchie sindacali e a tirar fuori la solita e stantia tiritera dell'unità fondata sul silenzio e sulla accondiscendenza del nulla. Salvo poi verificare a stretto giro di posta le motivazioni reali di tutta questa spasmodica ed improvvisa abnegazione. Lo stesso segretario generale della CGIL dell'Umbria prima presiede l'unica assemblea dopo diversi mesi tenuta a Gaifana e subito dopo annuncia la sua candidatura alle regionali nelle fila, è ovvio, del PD. Tanto per non smentire la tendenza al sistema delle porte girevoli che lega partito e sindacato. Già questo basterebbe a respingere ogni tentativo di dipingere quei giovani e quelle donne del comitato come più o meno consapevoli burattini diretti da agitatori professionali. Ma la chicca vera della giornata che ha visto confrontarsi le lavoratrici e i lavoratori della Merloni in assemblea sono, però, le dichiarazioni pubbliche che ha reso il segretario provinciale della FIM CISL, del sindacato che conta fin dall'inizio della storia dello stabilimento di Gaifana, il più alto numero di iscritti e sulla cui conduzione delle relazioni industriali non è certo più il caso di soffermarci. Di fronte al folto numero di operai presenti, grazie all'incalzare degli interrogativi posti dai rappresentanti del Comitato spontaneo e anche di fronte alle telecamere, beatamente, egli ammette che la proposta dell'acquisto di porzioni del Gruppo Merloni da parte della Società Quadrilatero, è l'unica, ad oggi, che resta in piedi. Definisce questa "una società di scopo che acquista capannoni", tanto per non smentire una certa pratica di confusione e di menzogna. Essa è una società finanziaria di scopo ma non è che sia nata per acquistare capannoni nè questa è stata mai la sua missione. Non ci piace l'atteggiamento di chi al cospetto delle Istituzioni dice sì anche ad un'amenità di questo genere e davanti agli operai finge ripensamenti. Forse Pierotti scorda poi che se dovesse essere questa l'unica ipotesi di soluzione che si ventila, allora neanche sprechi i soldi del biglietto per andare a Roma. Di capannoni sfitti tra Nocera, passando per Gualdo, per tutta la fascia appenninnica interessata dalla crisi della Merloni, ce ne saranno almeno un centinaio. Queste dichiarazioni ci sembrano esemplari per dimostrare l'inconsistenza di questa proposta che si profila più come affare speculativo perpretato sulle spalle degli operai che come reale soluzione volta a proseguire l'attività produttiva e salvaguardare i posti di lavoro. Lunedì saremo a Roma e ci saremo convintamente, per quanto questa manifestazione giunga in ritardo, per dire cose molto semplici: il governo metta i soldi, vari un accordo di programma serio, predisponga un piano industriale altrettanto serio di mantenimento della produzione di frigoriferi o di riconversione, inizi a ponderare la possibilità dell'istituzione di una Zona Franca nel nostro territorio.   Condividi