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di Anna Maria Bruni   Garantismo. Così si può riassumere la posizione che la mozione di minoranza nella Cgil al XVI Congresso ha espresso oggi in conferenza stampa. Una mossa a sorpresa dopo l’exploit della scorsa settimana, che ha visto l’autosospensione dei membri della stessa mozione dalla Commissione di garanzia. Una scelta dettata dalla decisione presa a maggioranza dalla Commissione di cambiare la prassi dell’attribuzione della quota di solidarietà dello Spi in tutti i congressi. Secondo il patto con la segreteria Cgil infatti, il sindacato dei pensionati ha da sempre garantito in tutti i congressi che il 50% dei delegati espressi dalla categoria venga ripartito fra le mozioni, al momento delle votazioni nei congressi delle Camere del lavoro provinciali. Questo per riequilibrare il peso che lo Spi altrimenti avrebbe sul risultato delle votazioni, rappresentando da solo il 50 per cento dei voti di tutte le altre categorie.  Un equilibrio fatto saltare a percorso congressuale già avviato e, da qui, l’autosospensione. Posizione alla quale è seguita l’immediata convocazione del Direttivo, due giorni fa, che si è concluso con un ordine del giorno proposto dal segretario generale Guglielmo Epifani votato all’unanimità che, oltre ad impegnare unitariamente tutte le sedi territoriali per la riuscita dello sciopero generale del 12 marzo, “impegna tutta l’organizzazione”, recita il testo, “a completare il percorso congressuale in conformità con le regole approvate, ispirate al principio del rigoroso rispetto della volontà di ogni iscritto e di ogni iscritta”. Tanti voti, tanti delegati. Cosa ancora da confermare da parte della Commissione, e che comunque non risolve il cambiamento della platea congressuale dove, per riequilibrare i voti, il rischio è di avere delegati nominati e non eletti.   Un punto che segna non poco la vita democratica dell’organizzazione, alle porte di un congresso segnato da differenze di fondo sull’impostazione stessa del sindacato per il futuro. Per il leader della Fiom Rinaldini resta infatti “il problema tutto politico aperto dalla presa di posizione dello Spi”, “che apre definitivamente alla necessità di ridefinire regole democratiche per la vita dell’organizzazione”. “Un argomento - insiste - imprescindibile per questo Congresso”, anche se la presa di posizione di Epifani ha “risolto positivamente”, dice Rinaldini, perché dopo il Direttivo, rigore e trasparenza dovranno essere l’impegno di tutta l’organizzazione per garantire la “proporzionalità esatta tra i voti delle mozioni”. Questo impone di “avere tutti i dati precisi suddivisi sulle 2 mozioni”, delle assemblee a venire e di quelle finora svolte.  Su queste infatti la mozione 2 ha puntato i fari da giorni. E’ Nicoletta Rocchi a snocciolare le cifre in apertura di conferenza stampa, in vece del primo firmatario Domenico Moccia, che in qualità di segretario Fisac, era impegnato nell’assemblea congressuale in Banca d’Italia. “Dove la mozione 2 non è presente risulta un picco di partecipazione che precipita dove invece è presente”, è il fatto su cui appuntare l’attenzione. Qualche esempio? Fra gli iscritti “Filcams, 80 per cento nel primo caso e 30 nel secondo”, oppure ancora in Fillea “la perfetta coincidenza fra il numero degli iscritti, quello dei partecipanti e i voti della mozione 1”, “in Flai un aumento del 417% dei partecipanti al voto rispetto al precedente congresso”, mentre si denuncia la perdita di iscritti in un settore particolarmente frantumato. Anomalie in categorie finora “difficilmente raggiungibili”, rincara la dose Giorgio Cremaschi, come il “Nidil”, sindacato dei precari, dove “a Brindisi risultano 800 voti in più dei metalmeccanici”.   Noi “stiamo sottolineando fatti”, precisa Cremaschi, che da questo momento “tutta l’organizzazione deve farsi carico di verificare, ed è evidente che dove si riscontrassero anomalie i congressi dovranno essere annullati”. Sta “all’organizzazione spiegare, non alla mozione”. La trasparenza e il rigore devono essere un ‘must’ per tutta la Cgil, “una grande organizzazione democratica – sottolinea il numero uno della Funzione Pubblica Carlo Podda – di cui è indispensabile custodire il patrimonio”. Palla al centro dunque per i firmatari della seconda mozione, nel tentativo di garantire equilibrio e trasparenza nel percorso congressuale, benché già inficiato da un problema politico sostanziale, confinando gli strappi, perché non diventino l’arma per vincere il congresso.  Condividi