gazebo pd_2.jpg
Gianpiero Bocci e Catiuscia Marini saranno gli sfidanti di Mauro Agostini alle primarie di partito che si terranno domenica prossima. Le candidature, arrivate dopo l’ennesima giornata tesissima, sono state depositate sul tavolo della commissione quando alle 20 di ieri mancavano pochissimi minuti. Alla fine lo scenario prospettato venerdì sera da Umbrialeft s’è rivelato corretto: tutto, già da ieri, faceva pensare ad un quadro di questo tipo. E tra telefonini roventi e riunioni fiume è andata in scena l’ennesima giornata di passione dove, alla fine, pare proprio essere andata in porto quell’”operazione Baglioni” raccontata da queste colonne nel pomeriggio di ieri. Seduto ad un bar di via Baglioni, pieno centro di Perugia, a Gianpiero Bocci alle 11 di ieri veniva prospettata questa operazione: “Gianpiero – questo il succo del ragionamento di un noto bersaniano -, tra Catiuscia Marini e Mauro Agostini molti di noi vedrebbero bene te. E in molti sarebbero pronti a lavorare per te”. Chi sposta i voti sul territorio insomma, è pronto in vista di domenica prossima. Il perché di quello scontento è presto detto: durante la riunione della mozione Bersani di ieri pomeriggio è andata in scena una dura requisitoria di alcuni esponenti del ternano, dello spoletino e non solo. La candidatura di Catiuscia Marini è fortemente indigesta, così come non è piaciuto per niente il veto lorenzettiano sulla discesa in campo del segretario Lamberto Bottini. Appoggiato dalla gran parte della mozione, così come da Gianpiero Bocci, il segretario era l’unica figura (insieme a Locchi) che avrebbe convinto il leader margheritino a fare un passo indietro. Così però non è stato: la tigre Lorenzetti morde ancora. A testimoniare i mal di pancia bersaniani inoltre ci sono vari episodi: Gianluca Rossi, ad esempio, si è dimesso da coordinatore della mozione. La motivazione ufficiale è che il congresso è finito e che si va alle primarie senza indossare magliette. In realtà il dissenso per la piega che hanno preso le cose c’è ed è forte. Renato Locchi, anche lui abbastanza amareggiato per l’evolversi della situazione, non solo s’è tirato fuori dalle primarie ma non parteciperà più alle riunioni della mozione. Il segretario Bottini poi, per usare un eufemismo, è alquanto alterato per la riunione autoconvocata venerdì da alcuni bersaniani: molti sostenitori della Marini infatti (tra cui i sindaci Boccali e Cecchini e gli assessori Riommi e Cernicchi) si sono riuniti in un hotel del capoluogo per sbloccare lo stallo e raccogliere le 25 firme necessarie per candidare l'ex europarlamentare. La giornata però è stata lunga e impegnativa anche dentro la mozione Marino guidata in Umbria da Valerio Marinelli. Nelle oltre cinque ore di coordinamento si è ragionato sostanzialmente su un’ipotesi: candidiamo qualcuno anche noi o no? Alla fine ha prevalso la linea negativa. I nomi che circolavano dentro la mozione erano quelli di Ignazio Marino e del rettore dell’Università per stranieri di Siena Massimo Vedovelli, il quale era già stato contattato nei giorni scorsi dando la propria disponibilità. “La nostra area ha deciso di non candidare nessuno – dice ad Umbrialeft Valerio Marinelli – perché riteniamo che ora sia arrivato davvero il momento di superare il congresso. Non è più il tempo di mettere bandierine. Chi appoggeremo domenica prossima? Lunedì riunirò ancora il coordinamento e lì valuteremo il da farsi. Comunque sia – conclude Marinelli – qui non si sta parlando della guida politica del partito. Perciò riteniamo che un’area culturale debba fare il suo lavoro e non lobbismo”. Il segretario regionale del Pd invece si dice ''certo che i cittadini elettori sapranno approfittare di questa ennesima occasione partecipativa, di alta valenza democratica'' e che ''tutto avverrà nella massima lealtà e nell'interesse generale del Pd e dell'Umbria intera''. E intanto quelli più maligni già malignano: "Tutto 'sto casino lungo mesi e alla fine succederà quello che si diceva da anni: Bocci al posto della Lorenzetti". Tra una settimana la resa dei conti. Condividi