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Alle tre ore di discussione assembleare, a parte i pochi minuti del suo intervento, aveva assistito con gli occhi chiusi e accasciato sulla poltrona. Ieri mattina, quando passeggiava per corso Vannucci stretto nel suo loden verde, la decisione l’aveva già presa: dimissioni. La fatwa di Alberto Stramaccioni, più che Bin Laden, Bin Loden, arriva all’ora di pranzo e finisce di terremotare quel che resta del Partito democratico umbro: “Il gruppo dirigente di questo partito si è arreso. Desideri di rivincita, trasformismi, logiche di gruppo hanno finito con il prevalere sull'esigenza di coesione del Pd”. Se ci fosse stata una reale intenzione di chiudere una soluzione c’era ed aveva un nome e un cognome: Lamberto Bottini. Ormai, però, è roba vecchia. Per Alberto Stramaccioni, questo è un partito che non esiste più. "Mi ha colpito - dice Valerio Marinelli ad Umbrialeft - il tempismo di queste sue dimissioni. E' una decisione che rispetto e che testimonia la sua coerenza. Tutto il gruppo dirigente però ora deve assumersi delle responsabilità. Sono sicurò che anche come semplice iscritto il suo contributo non mancherà". E dunque, sotto a chi tocca. Si riparte con i cellulari roventi, le riunioni più o meno ristrette e i conciliaboli. La politica, quella vera, con sette giorni per mettere insieme delle primarie non c’entra più niente. Vince chi riesce a schierare sul campo più truppe cammellate. La posta in palio sono i miliardi di euro da gestire: raccontare i mesi di travaglio del Pd con l’arma della farsa e dell’ironia strappa un sorriso ma fa rimanere solo alla superficie delle cose. E allora “le logiche di gruppo” si organizzano. Troppo cinismo? Dateci prova del contrario. Oggi alle 17.30 si riunisce a Perugia la mozione Franceschini, mentre oggi è toccato alla Bersani. Da quello che è dato sapere la situazione è suppergiù questa: in Area democratica si accredita una certa “moral suasion” per far ritirare la candidatura a Mauro Agostini, che all’ipotesi già immaginiamo con elmo, sacchi di sabbia e kalashnikov. In pista potrebbero scendere nell’ordine Giampiero Bocci e Marina Sereni. La situazione della mozione, al di là dei birignao da assemblea, è complicata. I tre pezzi da 90 umbri sono altrettante emanazioni di tre big nazionali come Veltroni, Fioroni e Fassino. Il rischio di spaccatura è altissimo, si prega di maneggiare con cura. Di lasciare il campo libero a Mauro Agostini Giampiero Bocci sembra non avere la minima intenzione. Anche in casa Bersani però la situazione non è arrivata ancora al dunque. Catiuscia Marini si candida o non si candida? Le versioni sono discordanti. Della partita nel frattempo non sembra più fare parte l’ex sindaco di Perugia Renato Locchi che oggi in riunione ha pronunciato un abbastanza esplicito “no grazie, io della partita delle primarie non faccio parte”. Comunque sia, mentre alle 20 di ieri la riunione era ancora in corso, una prevalenza della Marini sembra abbastanza chiara. Le iscrizioni per la grande corsa, lo ricordiamo, scadono sabato sera alle 20. Condividi