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In queste ore si compiranno i passi decisivi per l’individuazione della proposta di candidatura a presidente della Giunta regionale dell’Umbria. Sono sotto gli occhi di tutti i “viaggi della speranza” a Roma, alla corte di Berlusconi a Palazzo Grazioli. Ricci, Modena e per ultimo il tentativo di convincimento sul Rettore dell’Università degli Studi di Perugia, Francesco Bistoni. La monarchia di Berlusconi copre le profonde lacerazioni del PdL umbro, diviso non da progetti politici, inesistenti, ma da puri interessi egoistici dei vari “leader” di Forza Italia e Alleanza Nazionale. Il PD, dopo aver deciso di impedire alla Presidente uscente Lorenzetti, la possibile ricandidatura, è anch’esso impantanato tra due ipotesi politiche che spaccano l’area bersaniana: attestarsi sull’ex sindaco di Todi, Catiuscia Marini, o su uno dei due della coppia Locchi – Bottini. L’ipotesi Marini è una sorta di prosecuzione del metodo Lorenzetti, accentratore e monocratico, stretto rapporto con i “poteri forti”, con la variante rispetto all’era Lorenzetti, di una più decisa azione avversa alle istanze e agli interessi rappresentati da Rifondazione Comunista e da tutta l’area di sinistra della coalizione, con il tentativo di agganciare il moderatismo dell’UDC, con tutto il suo portato di clericalismo, privatizzazioni, messa in discussione di una politica quarantennale, di attenzione e salvaguardia dei diritti sociali dei lavoratori e dei soggetti sociali più deboli, attuata dalle varie maggioranze di sinistra e centro – sinistra che si sono alternate alla guida del governo regionale. Inoltre, fattore non secondario, la candidatura di Catiuscia Marini è unanimemente riconosciuta debole dal punto di vista del consenso elettorale, da ampi settori del PD umbro e da tutte le forze politiche della coalizione. Resterebbe la scelta tra Bottini e Locchi, che almeno garantirebbero la tenuta unitaria della coalizione. Il PD non può non tener conto della lezione pugliese: candidati catapultati da Roma o prodotti dai giochi interni del partito di maggioranza sono destinati a non incontrare il favore dell’elettorato democratico e di sinistra. Le primarie pugliesi e veneziane ci dicono che la nostra gente è attraversata da una grande voglia di partecipazione, di decidere e di sinistra. Certo ancora confusa, senza un progetto politico chiaro di riferimento, ma la richiesta è il ritorno a valori e politiche chiare e di sinistra. Perché dovremmo in Umbria andare nella direzione opposta? Naturalmente ogni candidato proposto dal PD dovrà incontrare il sostegno non solo di tutta la coalizione ma anche di quel mondo vasto e articolato della società civile umbra, senza il quale non si va da nessuna parte. Comunque il PD deve uscire da questo indecoroso, indigesto e autolesionista balletto interno, per il partito stesso, per la coalizione e per l’Umbria. Stefano Vinti Condividi