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“Toccava i cinquant'anni. Forte di corporatura, asciutto di corpo e di viso”. Nel romanzo del Partito democratico umbro alla caccia del candidato presidente, i panni di Don Chisciotte non della Mancia ma della Primaria sembra sempre più vestirli Mauro Agostini. Sancho Panza Verini il suo scudiero. Durante le tre ore di summit di questa mattina della mozione Franceschini infatti Agostini e Verini hanno ribadito nei loro interventi la posizione che ormai tutti conoscono. Le primarie rappresentano l’unica via per sciogliere il nodo sempre più scorsoio che il Pd umbro si sta stringendo da solo intorno al collo. Il ragionamento che dà corpo alla nobile battaglia di Agostini e che l’hidalgo veltroniano ha avuto modo di ripetere questa mattina ai suoi compañeros suona più o meno così: “Ho fatto per due anni il tesoriere e l’ho fatto ottimamente, anche Bersani me l’ha riconosciuto. E poi io sono stato fra i primi, se non il primo, a capire e ad esporre i problemi dell’Umbria: gli altri si sono accodati”. Sul fronte regolamentare poi l'aratro di Ceccanti e Vassallo ha tracciato il solco che questa mattina è stato difeso dalla spada veltroniana. C’è poco da girarci intorno: se Agostini rimane l’unico candidato a quelle primarie che una larghissima maggioranza trasversale del suo partito non vuole, le primarie saltano e lui diventa automaticamente il candidato presidente del Pd e della coalizione. Possibile? Possibile. E allora Giampiero Rasimelli, consigliere provinciale, sbotta e durante la riunione manda un messaggio non troppo in codice ad Agostini: “Se continui così vai a sbattere la testa contro un muro”. Agostini però questa arma finale regolamentare non la vuole usare ed è per questo che va chiedendo la riapertura dei termini per iscriversi alle primarie. La corsa di Verini e Agostini dentro la mozione Franceschini sembra essere dunque alquanto isolata. La maggioranza della mozione infatti ha una posizione così riassumibile: no alle primarie e sì alla ricerca di un candidato condiviso fino all’ultimo secondo disponibile. Dentro questa posizione ci sono no particolarmente forti alle primarie (come quello di Stramaccioni, secondo cui il candidato deve essere condiviso non solo dal Pd ma pure dalla coalizione) e no più sfumati come quelli di Bocci e Bracco. E comunque sia, come si ragiona nei corridoi a margine della riunione, se proprio primarie han da essere Mauro Agostini non sarà il nostro candidato. “Che ne dici Sancho? Vedi quanto male mi vogliono gli incantatori? Vedi fin dove arriva la loro cattiveria e l'astio che mi portano poiché hanno voluto privarmi di questa gioia?”. CASA BERSANI Nel frattempo proseguono le consultazioni all’interno della mozione Bersani. I nomi che stancamente andiamo ripetendo da giorni sono sempre quelli: Renato Locchi, Catiuscia Marini e Lamberto Bottini con Guglielmo Epifani possibile outsider (ma le percentuali di questa opzione si aggirano intorno allo 0,1%). Di questi quattro al momento quello con più possibilità di farcela sembra essere l’ex sindaco di Perugia. Intorno al suo nome si potrebbe coagulare un’ampia maggioranza del partito e anche della coalizione. Molto più difficili le cose per Catiuscia Marini, sulla quale pesano una serie di fattori: ossia l’essere vista come una “Lorenzetti bonsai”, i niet di Rifondazione e, all’interno del Pd (franceschiniani compresi) quei missili Catiuscia sparati a giugno contro i suoi stessi compagni di partito dopo la mancata elezione al parlamento europeo (http://www.umbrialeft.it/node/30063). Domani sera comunque, al massimo martedì mattina, i bersaniani comunicheranno Urbi et Orbi il prescelto. Martedì pomeriggio poi ci sarà la segreteria e mercoledì l’assemblea regionale dove le opzioni saranno due: o candidato condiviso o primarie. Oltre non si può più andare. Condividi