SPELLO - Sarà la poesia di Antonio Carlo Ponti con il reading Sproloqui lirici ad essere ospitata, sabato 23 gennaio alle ore 16:30, ne “Le stanze degli ospiti”, inconsueta iniziativa concepita da Claudio Carli nell’ambito della sua mostra “Quasi come vie d’uscita” in corso di svolgimento a Villa Fidelia (Spello, Pg) fino al 31 gennaio 2010.
Antonio Carlo Ponti leggerà, reciterà e commenterà alcune sue poesie tratte dal volume Indizi terrestri e celesti, che raggruppa le raccolte dal 1971 al 1999, secondo le sequenze: poesie sulla parola (le poesie sono fatte di parole e non di sentimenti) e sulla poesia (non c’è autore di versi che non ami riflettere su quello che sta facendo o vivendo); d’impegno politico-sociale (sfidando il rischio della propaganda o della fazione, il poeta è anche un cittadino e ha il dovere di esprimere la rabbia civile e le proprie idee); d’amore (affetti, eros, passione, famiglia e altro nella pericolosa vita del poeta); umbre (cipressi, cimiteri, avi, nonni, strade, sentieri, Subasio, Clitunno, Properzio e altre visioni sulla terra materna); epigrammi (il poeta è anche un giocoliere, un discolo – “lasciatemi divertire”, declamava Aldo Palazzeschi – pieno d’ironia e di ribellione verso il ridicolo e la scempiaggine).
In chiusura Ponti reciterà il poemetto inedito Arianna in Hispello, che l’autore ha creato in occasione della mostra dedicandolo a Claudio Carli. Un testo visionario che interpreta la pittura di Carli e la bellezza arcadica di Villa Fidelia e di Spello.
La performance sarà accompagnata dalle note del giovanissimo compositore Francesco Fabbri, che eseguirà suoi brani all’Organo Hammond.
“Le stanze degli ospiti” è un progetto che nasce da una certa forma di inquietudine propria di Claudio Carli che lo spinge continuamente allo scambio, al dialogo. «Io, per natura politica forse, mi porto dietro il senso del condividere con gli altri - spiega Carli. Ricordo ancora l’emozione di aver incontrato, da ragazzo a Firenze, Siqueiros che portava i suoi murales nelle fabbriche perché la gente potesse incontrare l’arte. Perché non fosse solo qualcosa riservato ad una élite o agli addetti ai lavori».
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