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Premesso che quello di ieri è la prima e ultima presa di posizione ufficiale approvata da Rifondazione senza essere firmata in calce di proprio pugno dal responsabile politico del partito, occorre dire con chiarezza che il drammatico crinale in cui si è avviata la scelta del candidato presidente da parte del Pd, è molto peggiore di quanto può apparire dall’esterno. Stabilito che la maggioranza bersaniana umbra non intende lasciare alle altre componenti del Pd l’indicazione del candidato presidente, restano in campo sul versante bersaniano: la Lorenzetti presidente uscente, Lamberto Bottini, Catiuscia Marini e Renato Locchi. Maria Rita Lorenzetti ad oggi è la nostra presidente. Rifondazione comunista è del tutto estranea ad una cultura che subordina la politica delle astratte regole, di cui il veltronismo si è fatto paladino che, con queste cazzo di primarie, ha consegnato l’Italia a Berlusconi e ha contribuito alla sconfitta del Pd e della sinistra in molte realtà italiane. Il veltronismo è il cancro che corrode il centrosinistra ed ha devastato la presenza politica nazionale della sinistra. Anche se c’è da dire che il suo compare D’Alema non è proprio da meno. Se l’Umbria oggi è contendibile elettoralmente dal centrodestra le responsabilità ricadono esclusivamente sul Pd, sulla sua politica nonché sui suoi rappresentanti istituzionali. A questa responsabilità non sfugge neppure Maria Rita Lorenzetti, che ha delle responsabilità individuate anche per ciò che attiene le recenti lacerazioni di Rifondazione comunista. La giunta regionale guidata dalla Lorenzetti ha indubbi meriti che riconosciamo: una efficiente sanità pubblica, senza ticket aggiuntivi e che ha nel suo alto tasso di pubblicità uno dei punti di forza. Una sanità che presenta, come certificano le agenzie specializzate, il miglior rapporto d’Italia tra risorse impiegate e servizi offerti; con una solidità finanziaria certificata dalle maggiori agenzie di rating; con un aumento delle risorse per le politiche sociali del 104% a fronte di una riduzione dei trasferimenti statali del 60%. Restano punti di divergenza su, ad esempio, la vicenda dell’acqua di Nocera; sulla visione della chiusura del ciclo dei rifiuti; sulla incapacità di contenere le “tre C” e il fiorire di super ed ipermercati. Ma non ci scordiamo che abbiamo definito una legge elettorale regionale senza sbarramenti e che tendenzialmente non penalizza le forze della sinistra. Perciò un giudizio che nell’arco complessivo dei dieci anni non è negativo. Ma ribadiamo che negli ultimi 5 anni la giunta Lorenzetti ha perso sostanzialmente la spinta propulsiva all’innovazione ed alle riforme in grado di superare i punti critici dell’Umbria. Rimangono in ballo il segretario Bottini, che nei confronti della sinistra ha sempre dimostrato una volontà dialogante, ma che nel caso fosse indicato candidato presidente dovrebbe rinunciare perché i veltroniani/franceschiniani rivendicherebbero la segreteria del partito. Pertanto i nomi sul tappeto realisticamente sono quelli di Catiuscia Marini, che non da oggi ed in più occasioni ha espresso sia una politica escludente le forze della sinistra e, mi permetto di esprimere, una debolezza elettorale che sarebbe una vera festa per il centrodestra. Una debolezza che, questa sì, metterebbe a rischio la vittoria elettorale della coalizione di centrosinistra. Resta per ultimo l’ex sindaco di Perugia Renato Locchi che, diciamo, non è il prototipo di rinnovamento seppur ritengo mantenga un elevato consenso di tipo popolare. Per la sinistra, dato questo quadro, qual è il candidato con cui ci si può rapportare con pari dignità e che assicuri un potenziale di consenso in grado di vincere le elezioni? Ad oggi ritengo Maria Rita Lorenzetti. Ma sia chiara una cosa: Rifondazione comunista e la sinistra non sono disposte a morire per Danzica. Condividi