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Di cosa si nutre la crisi economica che ha colpito e continua a colpire duramente l'economia del Paese? Prevalentemente si nutre di redditi: nel 2009 nella piccola Umbria si è mangiata qualcosa come 180-200 milioni di euro di salari da lavoro. Come ha fatto? Semplice: su un salario da 1.200 euro la cassa integrazione comporta una riduzione di reddito di circa 5mila euro all'anno, mentre chi non è tutelato e va in disoccupazione può perdere fino a 15mila euro all'anno. E in questa situazione si trovano decine di migliaia di lavoratori umbri. Secondo il segretario generale della Cgil regionale, Manlio Mariotti, che oggi ha tenuto insieme al resto segreteria del sindacato la consueta conferenza stampa di inizio anno, sono circa 20mila quelli coinvolti a vario titolo. E sempre la Cgil, presentando l'aggiornamento al mese di dicembre 2009 della sua rilevazione trimestrale sulla crisi, sottolinea come continui ad incrementare il numero di lavoratori posti in cassa integrazione o nelle liste di mobilità. Se a settembre infatti erano 10.620 i lavoratori umbri interessati dagli ammortizzatori sociali, a dicembre il numero è salito a 12.334, con un incremento di 1.747 unità, pari al 16,5% (per maggiori dettagli si vedano le tabelle allegate). “Tra il 2009 e il 2010 non c'è soluzione di continuità – ha spiegato Mariotti – la profondità e la strutturalità della crisi hanno segnato il 2009 e segneranno purtroppo anche il 2010. I numeri parlano chiaro: lo scorso anno si sono consumate quasi 10 milioni di ore cassa integrazione, il numero di disoccupati è passato da 17mila a 26mila, mentre gli occupati sono scesi da 370 a 360mila. Solo nel manifatturiero abbiamo perso qualcosa come 15mila posti lavoro – ha proseguito Mariotti - quasi un quinto dell'intero comparto”. Sono dati che, per il segretario della Cgil umbra, danno “il senso della pervasività di questa crisi”, che, proprio per questi caratteri, “è destinata a non finire presto e a proiettarsi nel 2010”. Dunque, la Cgil umbra non vede all'orizzonte una vera ripresa: “E' vero che abbiamo finito di precipitare, che abbiamo toccato il fondo – ha detto ancora Mariotti – ma non sappiamo quando e in che modo riusciremo a risalire, i nostri dati confermano che la tendenza non si inverte”. Questo non vuol dire però che per la Cgil non ci siano misure da mettere subito in campo: prima di tutto, siccome “la crisi non tratta tutti allo stessa maniera”, il sindacato chiede interventi in favore della fasce più colpite, quelle che faticano a far quadrare i conti alla fine del mese. “In questo – ha osservato Mariotti – lo scorso anno siamo stati carenti e quest'anno dovremo fare di più”. Poi c'è il bisogno di accelerare e riorientare gli investimenti, che significa “meno capannoni e più tecnologia, più formazione, più saperi e competenze”. Insomma, tenendo sempre conto che permane un giudizio fortemente negativo sulle scelte di politiche del governo nazionale, la valutazione dell'operato del governo regionale è ambivalente: “C'è una buona impostazione programmatoria, ma ci si è poco confrontati con la nuova realtà e con le manifestazioni di bisogni emergenti dal grande cambiamento che è in atto”. In altre parole: “Questa regione è “molto brava a conservare, sufficientemente in grado di adattare, ma fatica quando si tratta di innovare e percorrere il cambiamento”. Ci sono poi le imprese, alle quali la Cgil dell'Umbria chiede invece un “confronto più serrato”, un “patto contro la crisi”, che si fondi su alcuni precisi impegni. Prima di tutto, no ai licenziamenti, “scelta negativa anche per le imprese perché diminuisce la capacità di spesa”; no alla cassa integrazione in situazioni di crisi, utilizzata per progetti di ridimensionamento della base occupazionale; e soprattutto no all'atteggiamento di chi vorrebbe tirare i remi in barca: “Sappiamo che investire ora è più difficile – ha ammesso il segretario Cgil - ma la missione di ogni imprenditore è quella di avere coraggio e rischiare”. Stesso discorso vale per il credito, che non ha fatto la sua parte, mantenendo un atteggiamento “prociclico” di fronte alla crisi, nel senso che i rubinetti sono rimasti chiusi proprio dove e quando c'era maggiore bisogno (imprese manifatturiere e quelle con meno di 20 addetti). In conclusione un passaggio sul congresso che è alle porte. In Umbria si tratta dell'XI appuntamento regionale al quale la Cgil si presenta in salute, con oltre 123mila iscritti nella regione, “confermandosi di gran lunga la più grande organizzazione sociale del territorio”. “Sarà una grande discussione – ha promesso Mariotti – perché la nostra è un'organizzazione che accetta la sua natura plurale come punto di forza e questo le permette di svolgere al meglio la sua funzione. Il congresso sarà prima di tutto un'occasione importante per stare vicino alla gente in un momento davvero difficile”. Condividi