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Alessandro Cardulli/“Abbiamo perso tutti”: parole che più abbiamo sentito ripetere in questi giorni in cui bande razziste formate da cittadini di Rosarno hanno dato la caccia al “ negro”, hanno preso a fucilate persone inermi, hanno bastonato lavoratori sfruttati fino alla morte. Persone comuni nella cittadina calabrese dove la ‘ndrangheta la fa da padrona, parlamentari, rappresentanti delle istituzioni regionali e locali, dirigenti delle forze dell’ordine, magistrati che indagano, parroci, nel condannare episodi di puro razzismo, richiamano queste parole: abbiamo perso tutti. E’ vero perché l’Italia si macchia di un reato fra i più gravi, un reato contro l’umanità che si chiama schiavismo. Nessun altro nome rende così bene l’idea di quanto sia accaduto. Siamo un paese in cui è tornato lo schiavismo. Le immagini della ribellione dei “ negri” presi a fucilate, la rabbia feroce di squallidi individui, diventati sul campo capi di bande armate, il sorriso turpe di giovanotti abbandonati a sé stessi, che razzolano per bassifondi, vivono ai margini della criminalità organizzata che offre loro “ lavoro”, magari traffici di droga, richiamano immagini del cinema americano. La vecchia America della violenza dei bianchi Un cinema che raccontava l’America del klu klux klan, della violenza dei bianchi contro i “negri”, le lenzuola bianche a coprire i volti, lasciando liberi solo gli occhi, il fuoco che brucia le case e le persone, il Bronx, Harlem, i quartieri dei “ negri” dove le autorità bianche impedivano l’ingresso ai bus di turisti per evitare incidenti, gli incendi, le ondate di ribellione. Quei “negri” oggi sono “ afro americani”, quelli per i quali si battevano Malcom X, Martin Luther King, pur con visioni diverse. Ma a Rosarno dalle bande razziste sono considerati“ bestie”, “ sporchi negri”, “ non possono avere una casa, non la sanno abitare”. Una giornalista di cui non ricordiamo bene in quale telegiornale lavori, con aria candida afferma: “ E’ un errore dire ad uno che è razzista perché usa la parola negro”. Ancora, “ mangiano i topi, sono sporchi”. Vogliamo dire che tutta la popolazione è dalla parte delle bande razziste, foraggiate dalla criminalità? Certamente no. Povertà morale, culturale, politica Ma c’è un clima in questo nostro paese che indica povertà morale, culturale, sociale, la parole solidarietà è un optional. Questa “povertà”che non ha confini, che va dal Nord al Sud, colpisce di più le zone dove la povertà, la miseria, le condizioni di vita delle persone, sono pesanti, al limite della sopportabilità, dove i giovani hanno due sole possibilità: andarsene o muoversi dentro linee pericolose a ridosso della criminalità. Non è un caso che a Rosarno non ci sia una amministrazione eletta dai cittadini ma un commissario prefettizio. Allora “ abbiamo perso tutti” se non né accompagnata dalla individuazione di chi ha portato l’Italia a commettere il delitto di schiavitù è una delle tante ipocrisie che segnano la vita nazionale, la politica, le istituzioni. E’finito il tempo delle lacrime di coccodrillo. Non può “ piangere” uno come il ministro Maroni, e con lui i leghisti che hanno per anni martellato sulla sicurezza individuando nel “diverso”, nel “ negro”, il pericolo pubblico numero uno. I sindaci del Nord, dei grandi e dei piccoli centri sono campioni nella caccia al poveraccio, all’immigrato, sporco e cattivo. Siamo il paese che in combutta con il dittatore Gheddafi, ha adottato la politica del “ respingimento” in mare. Gli “ sporchi negri”, si lavino in mare, sono migliaia i morti affogati nel Mediterraneo. Non dimentichiamo la Bossi-Fini con i danni che ha provocato alla stessa immagine del nostro Paese. La vecchia fabbrica dove dormivano le “bestie” Scorrono le immagini. Ora si demolisce la vecchia fabbrica dove le “bestie” dormivano, si buttano giù baracche di cartone, si strappano tende, si scoprono giacigli, le “case “ degli schiavi. A Rosarno questa realtà era ignota a tutti? La si scopre solo ora? I “ civili” abitanti del paese calabrese, ignoravano tutto? Hanno mai pensato di rivolgersi alle “autorità” per denunciare episodi di vero e proprio schiavismo? E gli uffici pubblici che dovrebbero garantire condizioni di igiene, sicurezza, a italiani ed immigrati dove stavano? E gli uffici del lavoro che dovrebbero combattere sacche di lavoro nero, di sfruttamento, di fenomeni di vero e proprio schiavismo dove erano? Sarebbe interessante conoscere i “datori di lavoro”, i proprietari degli aranceti, della terra dove gli schiavi venivano inviati. Magari sono fra coloro che erano in prima fila nella caccia al “ negro”. Siamo in presenza di gravissimi reati. Le prime risposte dei magistrati e delle forze dell’ordine sono: vedremo, non escludiamo alcuna ipotesi. Intanto potrebbero incriminare chi ha ridotto migliaia di immigrati in queste condizioni di sfruttamento. Il lavoro bnero è un reato, la riduzione in condizioni di sfruttamento pure. Anzi è il reato più vile, perché commesso contro chi costretto a subire, non ha altra strada, O meglio,quando si ribella allo schiavismo si fomenta una campagna di odio, la caccia al “ negro”. Non ci stiamo. Condividi