CITTA' DI CASTELLO - Nel film omonimo di Ettore Scola con Alberto Sordi ad eseguire la sentenza di condanna era la Maserati che l’omicida Alfred Tramps aveva finalmente potuto acquistare una volta tolto di mezzo il suo capo. Nell’adattamento teatrale di “La Panne”, andato in scena agli Illuminati, Tramps si impicca, seguendo uno dei tre finali, scelti all’autore Friedrich Dürrenmatt per una vicenda nella quale si intrecciano e si condensano i temi della sua poetica, la critica ai valori mercantili, il caso, l’incapacità di conoscere la realtà, il grottesco.
L’allestimento, Armando Pugliese alla regia, propone nel novero della Compagnia Indie Occidentali Giammarco Tognazzi nei panni del dottor Tramp, Bruno Armando Giovanni Argante e Franz Cantalupo per il collegio giudicante, Lidia Giordano e Lombardo Fornara per completare la rosa degli attori in scena per oltre due ore, dispiegando tutta la potenza verbale e drammatica di un racconto lungo nella redazione appena trenta pagine.
Dall’originale, si distacca anche nel sottotitolo: il
Die panne, in linea con l’epilogo aperto e il ribaltamento delle situazioni, era ‘una storia ancora possibile’, che Edoardo Erba fa diventare, già nel grande schermo,
la più bella serata della mia vita, perché il protagonista si congeda in preda ad uno stato di esaltazione, per essere stato riconosciuto l’artefice del delitto perfetto anziché un oscuro rappresentante di tessuti sintetici. A far sbattere Tramps contro il suo destino è il caso: la Porsche rosso fuoco su cui viaggia si guasta vicino ad una villa dove tre ex uomini di legge si divertono a rinovellare i processi più famosi, assistiti da un cuoco-boia Pilet, interfaccia comica della giustizia, e dalla cantiniera Simone, interfaccia grottesca del desiderio. Tra il primo ed il secondo atto si attua la trasmutazione dei piani: da innocente il commesso viaggiatore si dichiara colpevole. Accetta la pena suprema salvo poi protestare contro l’assoluzione, che il giudice decreta a partire dal fatto che “siamo tutti prigionieri del mondo in cui viviamo” e questo ci rende non punibili.
Il Die panne di Giammarco Tognazzi è stato accolto positivamente in molti teatri, raccogliendo consensi, nonostante si tratti di un lavoro molto impegnativo per il pubblico, perché strutturato sulla base di un primo atto finalizzato a descrivere contesto e caratteri cui si affianca un secondo atto, temporalmente più lungo, incalzante e mosso. Anche la platea del Teatro degli Illuminati ha apprezzato recitazione e scenografia, applaudendo a scena aperta e a sipario chiuso gli interpreti, in grado di sostenere l’alternanza dei registri che Durenmatt e poi Erba hanno inserito nei dialoghi. Il Tramp di Tognazzi è una figura che richiama alcuni stereotipi del realismo italiano. La figura femminile è sfregiata da tic e contratture, mentre i tre giudici sono fuori da ogni epoca e verosimiglianza. Il processo dura quanto una cena, annaffiata dai vini preziosissimi sottratti alla cantina del nobile marito di Simone, morto nell’incendio del parrucchino biondo, attizzato dalla moglie con una sigaretta.
Il prossimo appuntamento con la stagione di prosa degli Illuminati di Città di Castello: è per l’undici febbraio con
Le nuvole di Aristofane, una produzione del Teatro stabile dell’Umbria, che da quest’anno ha riattivato la collaborazione con il teatro tifernate.
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