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(di Giovanni Innamorati) (ANSA) - ROMA - L'Udc, con i suoi voti, risulta aritmeticamente decisiva in 5 delle 13 regioni in cui si votera' a fine marzo, in altre tre e' in grado di riaprire i giochi tra i due poli, mentre rimane ininfluente in cinque regioni. Questi dati emergono dai risultati delle ultime elezioni tenutesi in Italia, vale a dire le europee dello scorso giugno, e spiegano il pressing a cui e' sottoposto il partito di Pier Ferdinando Casini. Una vera e propria caccia al 'fattore Udc' ingaggiata da centrodestra e centrosinistra. I calcoli elaborati dall'ANSA sulla base dei risultati ufficiali del ministero dell'Interno delle europee, si basano sull'attuale assetto politico. Nel polo di centrodestra vengono considerati non solo i partiti oggi al governo (Pdl, Lega, Mpa, Dca), ma anche quelli di destra che pero' hanno dato la disponibilita' ad allearsi con la coalizione di Silvio Berlusconi alle regionali (La Destra, Forza Nuova, Fiamma). Nel centrosinistra vengono conteggiati i voti di tutti i partiti dello schieramento che hanno governato in 11 delle 13 regioni in cui si votera', escludendo quindi il Partito comunista dei lavoratori. Ebbene l'Udc risulta determinante in Liguria, Marche, Lazio, Puglia e Calabria, regioni in cui i voti dei centristi sono maggiori della differenza tra i consensi dei due poli. Nelle prime tre a giugno il centrosinistra ebbe piu' voti, e l'intesa a cui si sta giungendo con i centristi dovrebbe permettere alla coalizione di conservare entrambe le regioni. Anche in Calabria il Pd e i suoi alleati prevalsero a giugno, ma se il partito di Casini decedera' di sostenere, come sembra, il candidato del Pdl, l'amministrazione regionale dovrebbe cambiare colore. In Puglia fu invece il centrodestra a prevalere; risultato che, in base ai dati delle europee, potrebbe essere ribaltato in caso di accordo dell'Udc con il centrosinistra. In altre regioni i voti dello Scudocrociato sono inferiori a questa differenza, ma non di molto, ma il suo schierarsi con uno dei due poli riaprirebbe i giochi o, viceversa, li chiuderebbe definitivamente. Per esempio, in Piemonte il centrodestra ha avuto alle europee 188.643 voti piu' del centrosinistra; se lo Scudocrociato schierera' i propri 147.365 consensi su Mercedes Bresso, per la governatrice uscente la corsa si riapre. Stesso discorso in Campania, dove il differenziale tra i due poli e' stato di 292.258 a fronte dei 241.984 voti dell'Udc. In una regione con un corpo elettorale di 4 milioni, 50mila consensi da recuperare non sono una impresa impossibile; lo diventerebbe invece se il divario si raddoppiasse, come avverrebbe se i centristi scegliessero il Pdl. Analogo e' il discorso in Umbria: qui il differenziale a favore del centrosinistra e' di 53.410 voti, che si dimezzerebbe qualora l'Udc scegliesse di far convergere sul centrodestra i suoi 26.720 consensi. I centristi dovrebbero essere invece ininfluenti in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Basilicata. In quest'ultima regione e' in dirittura di arrivo l'accordo con il centrosinistra, mentre in Veneto, Emilia e Toscana l'Udc sembra avviato a una corsa in solitaria. Ha poi colpito gli osservatori l'altola' del governatore lombardo Roberto Formigoni che, in un'intervista, ha condizionato il mantenimento dell'alleanza con l'Udc al fatto che il partito di Casini stringa un'intesa nazionale con il centrodestra. Formigoni lo ha potuto fare forte del suo margine di consensi, proprio per strappare lo Scudocrociato al centrosinistra nelle tre regioni strategiche - Piemonte, Lazio e Puglia - nelle quali se la coalizione guidata dal Pd riuscisse a confermare la guida, potrebbe affermare di aver vinto le regionali. Condividi