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Umbria Jazz Winter ha aperto oggi a Orvieto la sua diciassettesima edizione in equilibrio tra le sue diverse anime: un festival di nicchia per puri jazz fans, ed un momento di festa per chi vuole passare un Capodanno full immersion nella musica. Il concerto serale di apertura del teatro Mancinelli offre agli intenditori tre dei più importanti chitarristi in circolazione: Jim Hall, Bill Frisell e John Scofield. Una buona occasione per mettere sullo stesso palco, in tre diverse formazioni, uno dei maestri della chitarra moderna, Hall, e due dei suoi più celebrati epigoni, Frisell e Scofield. Domani però il programma vira verso una decisa atmosfera festaiola con il veglione di San Silvestro nel ristorante San Francesco (che da austero ex convento diventa teatro di gruppi soul e blues e di brindisi) ed i concerti che tireranno tardi, fino a notte fonda e oltre: è fissato per le due l'inizio del set del crooner Allan Harris, che la scorsa estate si è diviso tra il festival di Spoleto e l'edizione estiva di Umbria Jazz a Perugia. Il festival orvietano sembra non conoscere crisi e le strade del centro storico nonostante il tempo incerto sono già animatissime: lo resteranno, come testimoniano le prenotazioni degli alberghi, fino alla conclusione, domenica prossima. La giornata inaugurale ha messo già in pista molti nomi eccellenti del cartellone: il pianista giamaicano Monty Alexander, con il suo mix di jazz e reggae; il talento emergente di New Orleans Jonathan Batiste, ultimo epigono di una illustre famiglia musicale della Louisiana; il cantante di Chicago Kurt Elling, con un omaggio al suo grande concittadino Johnny Hartman riproponendo il famoso disco che Hartman fece con John Coltrane nei primi anni Sessanta. Molti anche gli italiani, dalla street band Funk Off, che in pratica apre ogni anno il festival, al ''veterano'' Renato Sellani, imperdibile concentrato di classe e leggerezza. Oggi pomeriggio, intanto, Umbria Jazz ha tenuto a battesimo una nuova etichetta che sfida la crisi del mercato discografico. Si chiama My favorite records, si occupa di jazz ma non solo, e nasce dalla passione di due operatori del settore: Patrizio Romano, fino a pochi mesi fa alla Emi italiana per occuparsi del catalogo Blue Note, e Fabio Stucchi, promoter di concerti e produttore. La mission dell'etichetta è la qualità del prodotto, la sola che oggi possa indurre l'utente a comprare un disco senza cedere alla tentazione di scaricarlo dalla rete. Qualità musicale, prima di tutto, ma anche della confezione e del libretto. Bandita la plastica, tutti i cd saranno commercializzati in cartoncino e i materiali saranno biodegradabili, perfino il cellophan di rivestimento. My favorite records si rivolge, spiegano i due fondatori, ad un pubblico di nicchia, che non ama la ''musica liquida'' ed è invece legato all'oggetto disco. Un pubblico, del resto, aggiungono, che esiste ed è in crescita, come dimostra il clamoroso ritorno del 33 giri analogico e dei giradischi di alte prestazioni. Tra i primi artisti del catalogo ci sono i Funk Off. Per il futuro prossimo, altri nomi importanti sono Gianluca Petrella, Ferruccio Spinetti e Paolo Fresu. E' in arrivo anche una tiratura analogica in vinile. Condividi