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Arrivederci a tutti e buon anno. Il presidente dell'assemblea regionale del Pd Castellani saluta così dopo neanche un'ora i delegati di quello che doveva essere un appuntamento decisivo e che invece si è risolto nell'ennesimo, e già previsto alla vigilia, nulla di fatto. Oggi infatti l'assemblea democratica avrebbe dovuto comunicare al popolo umbro in festa il nome del candidato presidente per le prossime regionali di marzo. E invece le speranze di sentirlo questo nome sono durate da Natale a Santo Stefano. Più o meno il tempo che il tavolo composto dal Settebello di saggi si era preso per addivenire ad una conclusione. L'unico nome che invece oggi in sala è risuonato in più momenti è stato quello del Tesoriere, alias Mauro Agostini, il veltroniano che oggi ha lanciato ufficialmente il suo guanto di sfida candidandosi per la guida della Regione. Prima però era stata la volta del segretario Bottini, il quale in sostanza ha detto che “la commissione non ha colto il suo obiettivo” e che “se una sintesi è stata trovata sul piano programmatico, non si è riusciti ad individuare il candidato” in grado di interpretarlo e guidarlo. “Il tempo delle schermaglie dialettiche – fa notare Bottini – è finito”. In molti, per la verità, se ne erano già accorti da qualche mese. Fatto sta che “ora spetta alla segreteria regionale, in raccordo con quella nazionale, individuare un candidato”. Anche perché “bisogna soddisfare le esigenze di governo che vengono dalla società, specialmente in una fase così complessa”. Al momento, fa capire Bottini, rimangono aperte due strade: una soluzione condivisa da trovare in segreteria oppure le primarie. Le cose infatti andranno avanti parallelamente per i prossimi giorni su entrambi i fronti. E a quelli che si aspettavano di veder volare le sedie della sala il franceschiniano Baiardini risponde invece con parole di miele: “Giustamente Lamberto dice che non siamo riusciti a trovare una sintesi, anche se poi tutti siamo d'accordo sulla necessità di una nuova piattaforma politica”. Il problema, però, è sempre quello: “Non siamo riusciti a trovare quella figura in grado di guidare questo cambiamento”. Loro però non vogliono passare per quelli che mettono veti e perciò “comunico che noi non avanzeremo nessuna candidatura di mozione. Per quanto ci riguarda rimaniamo coerenti: lavoriamo ad una candidatura condivisa e allo stesso tempo sappiamo che rimane lo strumento delle primarie”. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Marinelli della mozione Marino, il quale dopo aver detto che c'era da aspettarsi il fallimento del tavolo, comunica che neanche dalla mozione Marino arriverà una candidatura: “E' giusto che a decidere sia la segreteria”. Se anche lì però si fallisse non rimangono le primarie. E qui però Marinelli tiene a sottolineare che se primarie han da essere che almeno siano alla pari: “ Vogliamo fare le primarie, bene: tutti i candidati siano però messi sullo stesso piano con le stesse possibilità di competere”. E mentre già tutti sonnecchiavano e pregustavano lenticchie e zampone arriva Mauro Agostini a ravvivare la serata con il suo discorso di candidatura. Una notizia non nuova per la verità: in molti infatti erano pronti a giurare già da molto tempo sulla discesa in campo del Tesoriere. Il quale tiene a sottolineare di aver voluto fare questo passo “qui di fronte a voi, alla luce del sole e non con un'intervista sui giornali”. Il taglio che Agostini ha voluto però dare alla sua candidatura è quello dell'indipendenza: “Si è detto che è il tempo delle responsabilità, bene, ora mi assumo la mia. Questa candidatura però non è espressione della mozione Franceschini: agli amici e compagni con i quali ho condiviso il percorso congressuale infatti non chiedo di essere sostenuto come espressione di una mozione”. Nel suo discorso ecumenico poi ha voluto rivolgersi “agli amici bersaniani come a quelli della Marino, con i quali condivido molte cose”. Agostini poi, rivolgendosi forse alla Lorenzetti, tiene a precisare che lui non ha mai coltivato “nuovismi o gattopardismi, ovvero il cambiare tutto affinché nulla cambi. Le cose e la politica marciano sulle gambe degli uomini e nessuno di noi è fungibile: la nostra cultura e anche il nostro carattere sono il prerequisito del nostro operare politico. La questione non è parlare del nuovo ma fare del nuovo”. La partita ora, fatti salvi interventi di Roma per dare un taglio netto al nodo, si giocherà nella segreteria regionale, dove è scontato che il consenso necessario attorno al nome di Agostini non ci sarà. A questo punto rimane aperta l'opzione delle primarie (per le quali bisogna candidarsi entro il 4 gennaio) alle quali i bersaniani candiderebbero uno dei loro. Finendo così per compattare gli altri sul nome di Agostini. E il giochino riprenderebbe dall'inizio. Condividi