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Stefano Bocconetti (da Liberazione del 27 novembre) «Si, io ci sarò». Paola Concia, deputata del piddì, è un nome che significa molto nella battaglia per i diritti civili. Sue le campagne per il rinoscimento delle coppie, di tutte le coppie, sue le proposte per le leggi contro l'omofobia. Tutte sistematicamente bocciate. Anche dai suoi stessi compagni di partito. E' un nome che significa molto per la comunità «glbtqe», è una dirigente da sempre protagonista delle battaglie del movimento gay. E' un nome importante, tanto che ieri le agenzie annunciavano con risalto la decisione di andare a sposarsi in Germania, con la sua compagna («...del resto, non posso farlo in Italia»). Lei ci sarà, dunque, sarà in piazza il 5 dicembre. Nonostante il suo partito non abbia aderito. Ma secondo te perché Bersani ha scelto di restare a casa? Io resto alla motivazione ufficiale: quella per cui un "grande partito", le manifestazioni le promuove e non aderisce a quelle promosse da altri. Spiegazione che non ti convince? Te l'ho già detto: sarò in piazza il 5 dicembre. A titolo personale ma credo proprio che non sarò da sola. Assieme a me ci saranno migliaia di militanti democratici. Ci sarò, ci sarò convinta, anche se... Anche se, cosa? Non ho dubbi sulla mia presenza in piazza. Vorrei riflettere però sul segnale che manda questa giornata... Spiegati. Insomma, è un dato di fatto: sta passando un'idea per cui il 5 dicembre sarà una giornata centrata su Berlusconi, sulle sue malefatte, sulle sue orribili idee per riformare la giustizia. Tutto giustissimo, il "processo breve" è un obbrobrio. Ma non credo che l'opposizione possa caratterizzarsi solo con il "no" alle leggi fatte su misura. C'è un intero paese, coi suoi problemi, di cui non si parla mai. Vorrei che chi aderisse alla mobilitazione fosse in piazza anche a raccontare i guasti sociali prodotti da questa destra, vorrei che fosse in piazza a raccontare il dramma della scuola, degli ospedali. Vorrei che fossimo in piazza a sostenere chi, magari nel silenzio mediatico, si batte per difendere il proprio posto di lavoro. Non vorrei che il "No Berlusconi Day" si fossilizzasse solo sul nome premier... Stai dicendo che il problema è il berlusconismo e non solo Berlusconi? E' esattamente così. E ti dico di più. Prendendo a prestito una frase di Gaber. Dice il poeta-cantante: "Il problema non è Berlusconi in sè, il problema è il Berlusconi che c'è anche in me". Tradotto? Vedo e leggo che i blogger che hanno promosso l'iniziativa raccoglieranno in piazza le firme per bloccare il "processo breve". Bene, sacrosanto: firmerò. Ma mi piacerebbe che si raccogliessero le firme anche per sostenere una legge contro l'omofobia, visto che siamo l'unico paese a non averne. E te la dico tutta: mi piacerebbe che il grande quotidiano che raccoglie le firme sotto l'appello di Saviano si occupasse anche della condizione di milioni di italiani. Senza più diritti. E poi, sai cosa mi piacerebbe? No, dimmi... Che anche dal 5 dicembre cominciassimo, nel concreto, a progettare un'alternativa alle destre. Perché io non dimentico mai che il mio avversario è questo governo, le sue politiche, non la figura del premier. Sì, ricominciamo a parlare di alternativa. I militanti dei democratici, dell'Idv, di Rifondazione, di Sinistra e Libertà, tanti altri che non si riconoscono in nessuna sigla. Dobbiamo ripartire da loro per iniziare ad immaginare un percorso che dovrà portarci a liberare questo paese dal governo delle destre. Le cose che dici, la tua scelta di essere in piazza. Dì la verità: ti ha già deluso Bersani? Che ti devo dire? Mi aspetto molto di più. Certo, tempo ne ha avuto pochissimo ma mi aspetto di più. E mi aspetto soprattutto che non ripercorra gli errori di Veltroni, perché a quel punto il partito democratico non esisterebbe più. In pillole, come definiresti gli "errori di Veltroni"? La scelta di "barcamenarsi". Se Bersani adotta quella politica, il piddì muore. Se cambia si può aprire una prospettiva all'alternativa. Ma visto che parliamo dei democratici, posso dire una cosa? Naturalmente. Mi rivolgo proprio ai lettori di Liberazione, ai militanti di Rifondazione che, immagino, saranno numerosi in piazza. E rivolgo loro un appello accorato: la manifestazione non può essere contro il piddì. Non avrebbe senso. Possiamo essere distanti su tante cose ma in questo momento dobbiamo cercare ciò che ci unisce. E chiedo di più: vorrei rispetto per i democratici che saranno in piazza. Io, per esempio, al primo fischio all'indirizzo del mio partito, me ne andrò. Non ci sto a fare la parte della "cornuta e della mazziata". Chiedo rispetto, l'alternativa può partire anche da qui, non credi? Condividi