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SPOLETO - Ore 10. Davanti al Tribunale di Spoleto l’assembramento si fa più folto. Ci sono i familiari delle vittime della strage dell’Umbria Olii, avvenuta domani proprio 3 anni fa, il 25 novembre 2006 e, accanto a loro, il sindaco di Campello, Paolo Pacifici, i sindacati confederali Cgil Cisl e Uil, la Fiom rappresentata da Francesco Giannini, segreteria provinciale di Perugia e Gianfranco Fattorini per la Fiom di Terni. Tutte parti civili in questo processo, delle quali oggi si discute l’ammissibilità. Con loro anche il Comune, la Regione, L’Inail e il Ministero per l’ambiente. La tensione è molta per un processo che ha avuto una gestazione lunga e tortuosa, con bassi e alti notevolissimi dovuti alla ripetuta ricusazione della competenza della sede territoriale da parte della difesa dell’ad Giorgio Del Papa, ultima delle quali il 18 marzo scorso, giorno dell’udienza preliminare che ha fissato la data di oggi per l’avvio del processo. Oltre a ciò, Del Papa è anche tornato a chiedere per ben due volte, in questi 3 anni, un risarcimento milionario alle famiglie delle vittime, tentando così non solo di passare da vittima sacrificale di una montatura, ma anche, e molto concretamente, di far rinviare il processo fino alla prescrizione. Anche perché l’ad dell’Umbria Olii è accusato di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e violazione delle norme per la sicurezza del lavoro con l'aggravante della colpa con previsione dell'evento, e disastro ambientale. Non a caso nel corso dell’udienza preliminare i legali dei familiari di Tullio Mottini hanno chiesto che l’accusa sia trasformata in omicidio doloso, seguendo l’esempio del processo per la strage alla Thyssen Krupp di Torino. Ma la decisione su questa richiesta potrà essere presa solo nel corso del dibattimento. L’udienza si è aperta con l’intervento dell’avvocato Giuseppe La Spina, legale di Del Papa, che ha chiesto la ricusazione della richiesta di costituzione delle parti civili perché non inerenti il processo, dal momento che si tratta di una strage avvenuta in regime di contratto di appalto, tentando per l’ennesima volta di arrivare a dimostrare l’estraneità di Del Papa al fatto, in quanto amministratore della ditta Umbria Olii e non della ditta appaltatrice di cui erano dipendenti le vittime della strage. Strategia sulla quale Del Papa ha sempre battuto fin dall’inizio, nonostante l’esplosione sia avvenuta all’interno di un serbatoio di sua proprietà, sul quale come ditta appaltante aveva il dovere, come ha fatto osservare l’avvocato Marta Bocci, legale per Cgil nazionale, Camera del Lavoro e Fiom durante l’intervento per la richiesta di ammissione dei sindacati come parti civili, “di osservare e far rispettare tutte le norme antiinfortunistiche”. “Anche per i lavoratori in regime d’appalto – ha proseguito la Bocci – non viene meno l’obbligo da parte del committente (Del Papa, ndr) di garantire la sicurezza nell’ambito del suo stabilimento”. Lavoratori che, “iscritti e non iscritti” al sindacato, vanno comunque tutelati. Un argomento che risponde a quello dell’avvocato La Spina, secondo la quale la costituzione dei sindacati come parti civili non è ammissibile in quanto i lavoratori deceduti non erano iscritti al sindacato. Anche i legali di Cisl e Uil hanno contestato la difesa citando l’articolo 9 dello Statuto dei Lavoratori, secondo il quale i lavoratori hanno diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni. Entrambi i legali hanno sostenuto così la lesione di un diritto soggettivo. Le altre argomentazioni hanno contestato la non ammissibilità del Ministero dell’ambiente, del Comune e della Regione in quanto enti non coinvolti nella vicenda. Anche qui le contestazioni, da parte dell’Avvocato Polizza per il Ministero così come per i rappresentanti del Comune e della Regione, hanno risposto alla contestazione in quanto la stessa accusa con la quale parte il processo include il disastro ambientale, otreché il danno erariale e l’investimento di risorse, ha ricordato la Regione, e il danno d’immagine sollevato fra le altre cose dal Comune. “Il Comune di Campello – ha detto il legale Massimo Mancucci – è oggi ricordato per la strage invece che per le fonti del Clitunno”, mentre per il danno erariale, “la Regione ha anticipato somme – ha ricordato il legale rappresentante – per il riassetto del territorio, che non verranno mai restituite, oltre che tutto lo spostamento di risorse, anche intellettuali, per far fronte al danno”. Il giudice Avenuso, che ha presieduto l’udienza, si è riservato di decidere fissando la prossima seduta per il 15 dicembre, data nella quale verrà resa nota la calendarizzazione delle successive udienze, che si terranno settimanalmente, andando così a recuperare il ritardo maturato per l’apertura del dibattimento. Nel pomeriggio una catena simbolica è stata organizzata davanti ai cancelli della fabbrica per tenere alta l’attenzione sulla vicenda, e domani il Comune di Campello terrà un consiglio comunale aperto. Alle iniziative, oltre che i sindacati e gli amministratori locali, parteciperà Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto alla strage della Thyssen di Torino, oggi parlamentare Pd, e l’associazione Articolo 21, che da anni si batte per la sicurezza sul lavoro. L’attenzione che i familiari hanno chiesto sulla vicenda, prima fra tutti Lorena Coletti, sorella di una delle vittime, che si è esposta in prima persona da subito per chiedere giustizia, ha prodotto quell’intervento concreto che oggi ha reso possibile il processo. Condividi