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Lo abbiamo ripetuto, detto e ridetto la Federazione della Sinistra non vuole essere una sommatoria di gruppi dirigenti, un cartello elettorale messo in piedi per superare questo o quello sbarramento elettorale, una fusione a freddo di ceto politico interessato al suo personale futuro. No. La Federazione è un processo unitario da costruirsi in primo luogo sui contenuti, nelle lotte, ridando forza e ruolo al conflitto sociale. Non è un caso che alla sua prima uscita regionale la Federazione, nell'annunciare l'avvio del processo anche in Umbria, si è presentata con un documento con il quale, unitariamente, si propone agli umbri, alla coalizione di centro sinistra e al governo regionale una uscita a Sinistra dalla crisi, una crisi che è lungi dall'essere superata ed i cui effetti, sopratutto sul piano occupazionale, si faranno sentire pesantemente a partire da questo inverno. Tutti sono concordi nel prevedere il 2010 come annus horribilis per l'occupazione. E l'Umbria non fa eccezione. A lanciare l'allarme è stata da ultima la CGIL, sottolineando come in un anno sono stati persi 6.000 posti di lavoro, che si vanno ad aggiungere agli altri disoccupati ed inoccupati portando il tasso di disoccupazione al 6,5%. A questi vanno poi aggiunti i circa 18.000 lavoratori coinvolti in procedure già avviate di ammortizzatori sociali. Le aziende in crisi produttiva e che hanno fatto richiesta di ammortizzatori sociali sono circa 2.500, cui bisogna aggiungere quelle che stanno entrando in crisi finanziaria, che, secondo calcoli della finanziaria regionale Gepafin, ammontano a 1.500. Pezzi storici dell'apparato produttivo regionale stanno chiudendo i battenti, un nome per tutti le Grafiche Benucci. Il dramma nel dramma è che si affronta questa situazione a “mani  nude”, con una strumentazione vecchia, una coperta corta e piena di buchi. Sono anni che si parla a vuoto di riforma degli ammortizzatori sociali, di riforma degli interventi di politica del lavoro ma nulla è stato fatto (la controriforma del lavoro introdotta con la L.30 sta proprio in questi  giorni dimostrando la sua inefficacia). Per questo, nel deserto di iniziativa del governo,  la Federazione della Sinistra nel suo documento, significativamente titolato “ Per combattere la crisi prima il Lavoro”, indica come prioritario l'impegno per sostenere l'occupazione e propone la realizzazione di un Piano regionale per il Lavoro, con il quale finalizzare interventi e risorse disponibili a livello regionale per sostenere l'occupazione. Di fronte alle contraddizioni della crisi la politica regionale deve fare una scelta di campo e stare dalla parte del Lavoro.     L'Umbria, stretta tra crisi e drastica riduzione di trasferimenti da parte dello Stato centrale, situazione che si aggraverà ulteriormente con l'avvio del federalismo fiscale voluto da Bossi e Berlusconi, da sola non ce la può fare, non ce la può fare a reggere quei livelli di civiltà e di welfare faticosamente costruiti e conquistati. Da qui la proposta, avanzata dalla Federazione, di sviluppare una politica comune con le altre regioni di quella che viene definita l'Italia mediana, facendo massa critica, progettando interventi comuni in particolare per quanto riguarda l'offerta di servizi sociali e sanitari, ma anche sul terreno delle infrastrutture materiali ed immateriali.    Infine, la crisi non è come la notte hegeliana dove tutte le vacche sono nere. All'interno della crisi avanzano processi di ristrutturazione, di ricollocazione di interi pezzi di apparato produttivo; dalla crisi c'è chi ne esce rafforzato e chi debole. Per l'Umbria i prossimi anni vedranno il cumularsi degli effetti della crisi con ritardi e nodi irrisolti del passato, conseguenza di un modello di sviluppo eccessivamente orientato al ciclo delle costruzioni (le tre c delle quali da tempo si parla) e caratterizzato dalla presenza di piccole e medie imprese con scarse se non inesistenti relazioni sistemiche, in molti casi con produzioni in subfornitura, con bassi livelli di innovazione e di internazionalizzazione. Ne consegue che l'Umbria, il suo governo regionale, nei prossimi mesi ed anni si vedrà impegnata su di un doppio fronte, da un lato arginare l'emergenza sociale ed occupazionale, e su questo versante la Federazione propone la predisposizione di un Piano regionale per il Lavoro, dall'altro attivare quei processi di innovazione e modernizzazione del sistema economico e produttivo che consentano una uscita in avanti dalla crisi. Per questo la Federazione della Sinistra propone l'attivazione di politiche pubbliche finalizzate in grado di attuare un cambiamento del modello di specializzazione produttiva della nostra regione. Ciò significa abbandonare in maniera definitiva di ogni forma di intervento a pioggia, privilegiare interventi di sistema, creando le condizioni per lo sviluppo di investimenti in ricerca, formazione.       Condividi