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Sapere se un consigliere regionale è psichedelico o meno, se cioè nell’esercitare la sua funzione di servizio alla collettività sia nel pieno delle sue capacità psichiche e libero da quelle psicotrope, sapere se il Consiglio regionale assomiglia all’isola di Wight dove al posto del libero amore si pratica la libera mozione (ovviamente bipartisan), all’apparenza è un ragionamento che non fa una grinza. Ma solo all’apparenza. La questione ormai è nota. Franco Zaffini, consigliere regionale del Pdl, vorrebbe introdurre un test antidroga, facoltativo, per tutti i suoi colleghi. E’ notizia di ieri poi che l’Ufficio di Presidenza ha valutato l’istanza, incaricando il segretario generale dell’ente di verificare con i direttori delle Asl umbre tempi e modalità dell’esame in questione. La proposta non è altro che figlia della politica populista e forcaiola che piano piano si sta impossessando del paese. I principi su cui si basa la proposta sono semplici: un funzionario pubblico deve essere sempre “sobrio” nell’esercizio delle sue funzioni. E poi, chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere dal test. Bene, sulla base degli stessi principi e allargando poco poco le maglie della definizione di funzionario pubblico, perché non estendere il controllo anche a magistrati, forze dell’ordine, professori di università, manager di azienda, giornalisti, impiegati comunali e via all’infinito? Di sicuro ne verrebbe fuori, in un paese come l’Italia dove si consuma più cocaina che digestivo Giuliani, un quadretto interessante. La proposta di Zaffini, solo l’ultima in ordine di tempo delle molte simili che impazzano fino all’ultimo Consiglio del più sfigato paesello d’Italia, rappresenta anche il sovvertimento di qualche principio della civiltà democratica che dovrebbe essere noto anche dopo un paio d’ore di lezione di diritto. Scegliete voi il ramo, uno a caso. Se su un uomo, in questo caso su un consigliere, non vi è il minimo sospetto di frequentazioni poco raccomandabili o di comportamenti men che meno specchiati, se la sua vita risulta onesta e non ci sono minimi dubbi sulla sua onorabilità, egli ha il sacrosanto diritto di veder creduta la sua parola. Questo è quello che succede nei paesi normali dove il principio di presunzione d’innocenza è uno dei pilastri fondamentali del vivere civile. Se passa il concetto di Zaffini ci si ritrova in un attimo dalla presunzione d’innocenza a quella di colpevolezza. Un regime dove al posto di un’occhiuta Stasi ci sono gli umori del popolo. Un regime dove ogni cittadino o ogni consigliere è considerato un potenziale criminale sul quale pesa l’onere della prova contraria. Possibile che la politica tutta, di destra e di sinistra, sia così appecoronata agli umori dei tanti Robespierre che si aggirano da non vedere cose così semplici e che saltano in maniera immediata agli occhi? Condividi