cgil.jpg
di Anna Maria Bruni “La Cgil che vogliamo” è il titolo del documento congressuale presentato oggi in Conferenza stampa da Domenico Moccia, segretario della Fisac e portavoce della mozione, Gianni Rinaldini, numero uno della Fiom insieme a tre dei quattro segretari nazionali dell’organizzazione, Laura Spezia, Giorgio Cremaschi e Maurizio Landini, Nicoletta Rocchi, segretaria confederale, Marigia Maolucci, Carlo Podda, segretario della Funzione pubblica e Maurizio Scarpa, Filcams, insieme ad altre 17 firme, tutti componenti del Direttivo nazionale. Uno schieramento decisamente trasversale, che chiarisce più di tante dichiarazioni, dice la Maolucci, la “volontà di cambiamento interna all’organizzazione che abbiamo messo all’ordine del giorno con questo documento”. Dentro una Cgil pervasa dal burocratismo, “ingessata”, è ancora la Maolucci, dove da “più di 20 anni non si discute dell’organizzazione interna”, dice Podda, “la sintesi che sono riuscite a raggiungere persone che vengono da percorsi sindacali e anche contrattuali diversi”, sottolinea Cremaschi, rappresenta già un atto concreto di quella “inversione di tendenza”, precisa Rinaldini, che questo documento propone. Un documento che contesta alla Cgil di “non aver fatto seguire ai giusti ‘No’, dalla riforma del sistema contrattuale del 22 gennaio, alla riforma Gelmini e in generale alla politica di governo, atti concreti che dessero il senso di una linea conseguente”, dice Cremaschi. “Come se non si fosse soppesata la portata di quei no, che non sono un no ad un contratto, ma ad un intero sistema contrattuale, cioè ad un accordo che fa saltare la costituzione materiale”. “Il nodo del congresso è il rapporto tra i No e le sue conseguenze”, precisa il segretario nazionale della Fiom. “Se si prende atto che è finita la fase della concertazione” e non si accetta la linea della compatibilità di Cisl e Uil, precisa Cremaschi, allora è necessario un rinnovamento strutturale. “Cosa deve fare e come deve essere la Cgil” devono essere le coordinate su cui ridisegnare la rotta. Non si può più rimanere “appesi” a quei no dando risposte contingenti e settoriali, senza avere la dimensione di una strategia complessiva adeguata alle “dimensione della crisi, che è epocale, non congiunturale come si cerca di farla passare”, dice Rinaldini riprendendo i punti del documento esposti da Moccia in apertura. “Quale sindacato per quale futuro”, è la domanda, e noi pensiamo a “un sindacato capace di invertire la tendenza in atto”, capace di rispondere al problema della precarietà con un contratto in grado di tutelare tutti e con l’estensione generale dell’articolo 18, di intervenire sulla redistribuzione, ad un sistema fiscale progressivo, alle garanzie di tutela del contratto nazionale e ad una contrattazione di secondo livello vera e integrativa, ad un sistema contrattuale basato sull’autonomia negoziale, a regole vincolanti per i referendum fra i lavoratori, oggi lasciate all’arbitrio dei sindacati. Per quel che riguarda l’organizzazione interna, continua il leader Fiom, è necessario pensare ad una “aggregazione di categorie” poiché la struttura sociale è talmente mutata da rendere vecchia l’organizzazione attuale, anzi di più, insiste il segretario “c’è il rischio di dumping sociale fra le categorie”. Inoltre, è necessario individuare meccanismi che permettano la formazione di gruppi dirigenti con il coinvolgimento di tutti i delegati. Bisogna individuare forme che superino le modalità attuali, e “che coinvolgano tutti gli iscritti”, aggiunge Podda, a cominciare dalla discussione dei documenti congressuali nei posti di lavoro, che questa volta “conteranno tantissimo”. “Intanto noi abbiamo aperto un sito – annuncia - www.lacgilchevogliamo.it, dove è già pubblicato il documento e che sarà reso quanto prima interattivo per dare la possibilità a tutti di partecipare alla discussione e fare emendamenti al documento”. “Io scommetto – insiste – su un livello di partecipazione al congresso mai raggiunto prima, e sulla possibilità di un ricambio generazionale”. E l’unità sindacale, non è più un tema? “Il punto – interviene Nicoletta Rocchi – è che il 22 gennaio è stato firmato un accordo separato sulle regole. Un fatto mai conosciuto prima, per chi ha vissuto una vita interna al sindacato improntata al valore dell’unità sindacale. E’ un atto gravissimo, che impone la riscrittura della rappresentanza e della democrazia sindacale”. Il documento verrà presentato alla platea nazionale dei delegati il prossimo 21 novembre, al Teatro Valle di Roma. Nel frattempo, a chi insiste a chiedere in che cosa si differenziano i due documenti che, precisano i firmatari, sono entrambi “alternativi” e hanno pari dignità, bocciando la formula ‘documento alternativo a quello di maggioranza’, vale la battuta di Cremaschi, rubata a un non identificato dirigente socialista. “La differenza – ha detto – è che noi queste cose le vogliamo fare”. Condividi