“Rifondazione comunista sarà al fianco dei lavoratori che venerdì prossimo scenderanno in piazza rispondendo all'appello del sindacalismo di base, che ha proclamato uno sciopero generale per tutte le categorie. Si tratta di una tappa importante nelle costruzione di una reale opposizione al disegno, socialmente regressivo e politicamente pericoloso per la democrazia, che viene attuato dal governo Berlusconi che, dividendo i lavoratori mira a far pagare loro le conseguenza della crisi tuttora in corso, peggiorandone le condizioni di vita attraverso la controriforma della contrattazione, i tagli alla scuola, alla sanità e agli enti locali”. Lo annuncia il capogruppo regionale del Prc, Stefano Vinti, spiegando di condividere “totalmente gli obiettivi che sono stati posti alla base di questa protesta: blocco dei licenziamenti e generalizzazione delle tutele per tutti i lavoratori, contrasto alla precarietà e riduzione dell’orario di lavoro, aumento di salari e pensioni, intervento pubblico in economia per salvaguardare le produzioni e avviarne la riconversione nel segno della sostenibilità ecologica”.
Secondo Vinti “si tratta di rivendicazioni sacrosante, soprattutto alla luce dei dati Istat sull'economia italiana, che smentiscono le affermazioni interessate e tranquillizzanti rilasciate di concerto da Confindustria e Governo (la ripresa è arrivata, il peggio è passato e quant'altro) volte a nascondere la drammaticità di una crisi economica senza precedenti, che continua a colpire pesantemente molte aziende, lasciando presagire ulteriori drammatici decrementi occupazionali. I dati diffusi dall'Istat – osserva il consigliere regionale - sono chiari nella loro essenzialità: gli ordinativi dell'industria italiana ad agosto sono calati dell'8,6 per cento rispetto a luglio e del 27,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2008. Sempre l'Istituto di statistica ha sottolineano come il calo congiunturale degli ordinativi esteri sia il più forte dal febbraio 2006 (quando si registrò un -17,1 per cento). E, come è a tutti chiaro, minori ordinativi vuol dire anche minore occupazione ed a ciò i lavoratori italiani hanno tutto il diritto di reagire”.
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