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PERUGIA - In futuro un sempre maggior numero di consumatori acquisterà cioccolato prendendo come riferimento non solo il binomio qualità-prezzo, ma anche altre variabili entreranno in gioco. In particolare, i consumatori con le loro scelte di acquisto vorranno contribuire a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei piccoli produttori di cacao senza danneggiare il delicato ecosistema delle foreste tropicali.  In altre parole, vorranno un cioccolato che sia sostenibile da un punto di vista sociale, ambientale ed economico. E’ questo uno degli spunti di riflessione emersi nel corso del Summit internazionale In the Hearth of Chocolate che si è svolto oggi a Perugia nell’ambito di Eurochocolate e al quale hanno partecipato numerosi rappresentanti dei Paesi produttori e consumatori di cacao. Non dimentichiamo, infatti, che il 95% della produzione mondiale è assicurata dal faticoso lavoro di piccoli produttori, molti dei quali posseggono soltanto due o tre ettari di terra. E per loro la coltivazione di cacao è l’unico o il principale mezzo di sostentamento. Considerando che le rese agricole sono molto basse e che il prezzo pagato agli agricoltori è una frazione del prezzo mondiale, si deduce che questi produttori vivono appena al di sopra della soglia di povertà: due dollari al giorno.  La produzione di un cioccolato che sia sostenibile richiede, però, una profonda ristrutturazione dell’intera filiera produttiva. “La ICCO -ha affermato il Presidente ICCO Jan Vingerhoets - sta operando per sensibilizzare i governi dei paesi produttori e consumatori ad attuare politiche orientate verso la sostenibilità dell’economia mondiale del cacao.  La strada verso la sostenibilità è difficile e presenta innumerevoli ostacoli soprattutto di carattere economico, politico, sociale ed istituzionale.  Scelte coraggiose dovranno essere fatte da parte di tutti gli stakeholder e, in particolare, dai governi dei paesi produttori e consumatori.  Il Segretariato dell’ICCO – ha concluso il Presidente Vingerhoets- continuerà a lavorare assiduamente affinché i principi e le linee guida per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell’economia mondiale del cacao siano condivisi ed implementati da tutti.” Altro importante obiettivo dell’International Cocoa Organization dichiarato a Perugia è di raddoppiare, entro il 2010, la produzione di cacao nei diversi paesi di Africa, America e Asia. Un obiettivo questo condiviso da tutti i paesi intervenuti al Summit, che hanno concordato sullo sviluppo di produzioni biologiche o, comunque, nel rispetto delle aree naturali. Particolarmente significativo l’esempio dell’Indonesia, terzo produttore al mondo di cacao e ospite d’onore ad Eurochocolate, il cui governo, rappresentato a Perugia dall’ICCRI, Indonesian Coffee and Cocoa Research Institute, ha messo in campo politiche di incremento delle piante di cacao, di marketing e ricerca di nuovi investitori anche stranieri al fine di implementare il comparto che, per il Paese, rappresenta una risorsa importante. Proprio per questo il Direttore di Eurochocolate Bruno Fringuelli ha annunciato nel corso del Summit che “si sta predisponendo una missione economica in Indonesia per la primavera del 2010, con produttori di cioccolato italiani ed europei interessati al mercato asiatico.”  A conferma dell’importanza della sostenibilità del mercato del cacao e del cioccolato, nell’ambito del Summit in the Hearth of Chocolate Fairtrade Italia, principale ente certificatore dei prodotti del mercato equo e solidale ha anche portato i risultati di una ricerca Globescan del maggio scorso dalla quale risulta che oltre il 70% dei consumatori intervistati in 15 paesi diversi credono nel commercio equo e solidale e il 55% sono consumatori eticamente attivi. Dagli intervistati, inoltre, una certificazione indipendente è ritenuta il modo migliore per verificare le affermazioni “etiche” di un prodotto. Il Summit  è stato anche l’occasione per presentare il progetto Origine Nueva, promosso e realizzato da Fabio Lenci e Massimo Pace in collaborazione con Eurochocolate, lo Stato del Tabasco, in Messico, l’Università di Chontalpa, il Comune di Cunduacan, INIFAP e Symbola. Obiettivo del progetto è di favorire il rilancio del settore produttivo del cacao nello Stato del Tabasco, dove si trova la maggior parte del terreno adatto alla coltivazione del Criollo, tipo di cacao quasi estinto (rappresenta solo il 2% della produzione mondiale), molto ricercato dalle aziende e dai cioccolatieri europei per le sue elevate qualità. Esempio importante di investimento in un paese produttore come il Brasile che attualmente vive un periodo di stasi dell’economia del cacao.  Qualche dato economico A partire dalla seconda metà del 2007, il prezzo del cacao ha registrato una brusca impennata raggiungendo, nell’estate del 2008, livelli record, mai visti negli ultimi 28 anni.  La causa di tale eccezionale rialzo del prezzo del cacao è principalmente da ricercarsi nella riduzione degli stock di materia prima, per far fronte alla domanda da parte dei paesi consumatori, in conseguenza anche di una consistente riduzione della produzione. A questo proposito, bisogna notare come il prezzo del cacao avrebbe potuto raggiungere livelli ben superiori a quelli registrati se non ci fosse stata la crisi economica e finanziaria e la successiva recessione a livello mondiale. Per la stagione in corso, il Segretariato dell’ICCO (International Cocoa Organization) prevede una produzione di 3,466 milioni di tonnellate, il 7% in meno rispetto alla stagione precedente. Questo è dovuto principalmente alle sfavorevoli condizioni meteorologiche,  nonché allo sviluppo di alcune malattie nelle maggiori aree produttive. Per quanto riguarda la domanda, invece, l’ICCO prevede una riduzione di oltre il 6% per la stagione 2008/2009.  In particolare, si stima che l’attività di trasformazione del cacao – usata come proxy per la domanda di cacao – si attesterà intorno ai 3,515 milioni di tonnellate, con un trend di ripresa nel breve e medio termine. Se  i paesi maggiori produttori di cacao sono la Costa d’Avorio (1,210 milioni di tonnellate; 35% della produzione mondiale), il Ghana (600 mila tonnellate; 19%), l’Indonesia (485 mila tonnellate; 14%), la Nigeria (220 mila tonnellate; 6%) e il Cameroon (210 mila tonnellate; 6%), le attività di trasformazione delle fave di cacao in semi-prodotti (i.e. pasta di cacao, burro di cacao e polvere di cacao) sono localizzate principalmente nei Paesi Bassi (475 mila tonnellate; 14% della trasformazione mondiale), nella Costa d’Avorio (440 mila tonnellate; 13%), negli Stati Uniti (355 mila tonnellate; 10%), in Germania (335 mila tonnellate; 10%) e nella Malesia (260 mila tonnellate; 7%).  Condividi