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di Alessandro Bongarzone (da www.dazebao.org) Roma - Quattro morti e due feriti gravi in due giorni, all’indomani delle 59a Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro e delle parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che aveva parlato della necessità di “riflettere su quante vittime e quanti infortuni sul lavoro potrebbero essere evitati con una sempre più efficace azione di prevenzione e con la rigorosa e puntuale applicazione delle norme e delle misure tecniche ed organizzative già ora disponibili”. L’ultimo è morto stamattina, in provincia di Lecce, dopo una caduta da un solaio, in un cantiere edile di Copertino. La vittima è un uomo di 30 anni, Stefano Picciotti, figlio del titolare del cantiere. Sarebbe salito - poco prima di mezzogiorno - sul solaio per parlare con il padre e portargli il caffè quando, per cause ancora da accertare, è caduto facendo un salto di oltre 5 metri perdendo la vita sul colpo. I militari dell’Arma, che stanno ancora svolgendo le indagini, hanno chiuso il cantiere sia perché era stato consentito ad un uomo non addetto ai lavori di entrarvi sia perché, sembra, non fossero rispettate e messe in atto le necessarie misure di sicurezza. Ancora uno volta, quindi, l’incuria, la negligenza, la mancata applicazione delle norme hanno prodotto morte. La stessa incuria e negligenza che ieri, attorno alle 15, ha procurato la morte di due operai in provincia di Latina. Le vittime un italiano di 28 anni, Alessandro Protettore, titolare della ditta e un albanese di 30 anni, di cui non si conoscono ancora le generalità, lavoravano alla ristrutturazione di una villetta ad Aprilia e, quando è accaduto l’incidente, si apprestavano alla tinteggiatura della facciata esterna. Dalla ricostruzione fatta dai carabinieri della cittadina laziale, sembrerebbe che i due operai, - nel posizionarlo - hanno urtato con il ponteggio mobile, contro un cavo dell’alta tensione e sono rimasti folgorati da una scarica di corrente di oltre 70 mila watt. Il quarto morto, a Messina. Si chiamava Giuseppe Vaccarino e di mestiere faceva l’infermiere. L’uomo, 63enne, è morto ieri - poco dopo mezzogiorno - cadendo da un’impalcatura mentre stava aiutando il genero nei lavori di ristrutturazione di casa. Ancora una giornata di dolore Ma la cronaca della giornata di dolore è, purtroppo, ancora lungo. Altri tre gravi incidenti con feriti si sono verificati - nelle ultime 24 ore - anche in Abruzzo e Trentino. Il primo a Casalbordino, in provincia di Chieti, dove un operaio italiano è rimasto gravemente ustionato a seguito dell’esplosione nel laboratorio di una polveriera. Da una prima ricostruzione dei fatti sembra che l’uomo, M. G. di 44 anni, sposato con due figli, stava lavorando - insieme ad un altro operaio rimasto fortunatamente illeso - per rendere inerte un razzo luminoso all’interno del laboratorio della “Sabina Esplodenti”, quando è stato investito da una fiammata, causata dallo scoppio del materiale che stava maneggiando, che lo ha ustionato sull’80 per cento del corpo. Ricoverato d’urgenza all’ospedale di Vasto, i medici hanno prestato i primi soccorsi ma immediatamente, ne hanno disposto il trasferimento, proprio per la gravità e l’estensione delle ferite, presso il centro ustioni dell’ospedale di Pisa. Il secondo incidente, ad Albiano, in provincia di Trento, dove un operaio ha subito l’amputazione di tre dita della mano. Il terzo, più grave, ancora in provincia di Trento, a Masi Palù dove un operaio è rimasto gravemente ferito ad una spalla e a un braccio, schiacciati a causa del ribaltamento di un trattore. Tre morti e 27 feriti ogni giorno E’ questa la cronaca di una normale giornata di lavoro in Italia all’indomani della celebrazione della 59a giornata in ricordo delle vittime del lavoro, tenutasi l’11 ottobre, a Verona. Gli incidenti restano nella poco confortante media di tre morti e 27 feriti (più o meno gravi) al dì e contano veramente poco le rassicuranti parole del presidente dell’INAIL che recitava dati di incidenti in diminuzione e morti in calo. La verità sta nel fatto che in Italia, negli ultimi cinque anni, si sono verificati oltre 5 milioni di infortuni sul lavoro, che hanno prodotto circa 7000 morti e oltre 200 mila invalidi permanenti. Di fronte a questi numeri poco importa che i dati riferiti al 2008 registrino (appena) 1120 morti pari al 7,2 per cento in meno rispetto ai 1207 del 2007 e che, nello stesso periodo, gli incidenti complessivi siano stati 874.950 pari al 4,2 per cento in meno. Importa poco, anche perché per il 2009 - pur disponendo soltanto di stime visto che l’istituto assicurativo attende alcuni mesi prima di certificare come avvenuto sul lavoro un decesso - a tutto luglio i morti sono già 815 con buona pace delle statistiche.Il Presidente della Repubblica , nel messaggio inviato sabato scorso all’Associazione dei mutilati e invalidi del lavoro, definisce “inaccettabile il fenomeno degli incidenti sul lavoro” che “rimane dolorosissimo e inquietante per una società che voglia dirsi civile”. Condividi