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di Alessandro Cardulli (da www.dazebao.org) ROMA – Il giorno dopo la Convenzione del Pd, quel “vogliamoci bene” messo in scena dai tre candidati alla segreteria del partito, Bersani, Franceschini e Marino, è già altra cosa. A lavori appena conclusi si avvertiva già che il clima era rapidamente cambiato. Nell’affollato salone dello sciccoso albergo romano, dove si erano svolti i lavori, delegati e invitati erano intenti a consumare uno di quei “buffet”, mentre arrivava Franceschini, raggiante per gli applausi ricevuti, per farsi immortalare sui telefonini dei suoi fans. Una foto ricordo, come si usa fare in occasioni di matrimoni, cresime e comunioni. Niente di male, ovviamente, ma si capiva chiaramente, dopo neppure un’ora dalla chiusura della Convenzione, che si era entrati in un clima da caccia al voto in vista delle primarie. Come ai vecchi tempi, truppe cammellate, si erano spellate le mani ad ogni passaggio “forte” del discorso pronunciato dal segretario che si avvale del sostegno di Veltroni. E’ così scattata nei media una valutazione non sui contenuti degli interventi, ma sull’applausometro che ha effettivamente visto prevalere Franceschini. Ignazio, stretto tra Pierlugi e Dario Da qui il discorso sulla possibile rimonta del segretario uscente nei confronti di Bersani e gli interventi dei dalemiani e di D’Alema in primo luogo per correre a ripari. Marino, il terzo candidato, si trova stretto fra i due, sollecitato da una parte e dall’altra, a ritirarsi. Goffredo Bettini, il primo sponsor del chirurgo, già braccio destro e anche sinistro di Veltroni, ammette di essersi incontrato con Franceschini ma, dice, “non mi ha mai chiesto di fare pressioni su Marino”. Allora di che hanno discusso? Marino per liberarsi dalla morsa spara ad alzo zero: “Questi dirigenti –afferma – saranno spazzati via dalla storia perché il mondo è cambiato, non è più quello del secolo passato”. Di Franceschini, fa notare che si è espresso più che altro per “slogan” e di Bersani rileva che ha presentato “ragionamenti un po' antichi”, in particolare con schemi “del secolo passato” su economia e lavoro. Certo a fronte di quello che pensa Ichino, in particolare sui diritti dei lavoratori, sulle pensioni, sulle politiche della Cgil, Bersani appare un vero “conservatore” visto che non pensa a sopprimere diritti conquistati dai lavoratori. Se c’è una novità che emerge dalla Convenzione viene proprio da Bersani quando, come bussola della politica del Pd, pone il rapporto fra questione sociale e questione democratica. “Non dovremo più separare le due questioni – ha affermato – ogni forma di mobilitazione a cui potremo e dovremo pensare dovrà tenerle collegate”. Ed ha richiamato a questo proposito la “storia profonda e i caratteri profondi del paese”. Guglielmo Epifani ha apprezzato. La Cgil ogni giorno è sottoposta ad un fuoco di fila da parte del governo, di ministri come Brunetta e Sacconi, il diritto alla contrattazione è messo in discussione. Ma il Pd non ha mosso un dito per non urtare Cisl e Uil. Dice Epifani: “Al Pd serve un radicamento ed un’identità più forti penso che Bersani sia la persona giusta”. Proprio qualche giorno fa il rapporto fra questione sociale e questione democratica era stato al centro delle grandi manifestazioni e dello sciopero dei metalmeccanici della Fiom Cgil. Risponde, stizzito, Franceschini: “Epifani vota Bersani perchè al Pd serve un'identità.. Eh, Guglielmo, il Pd ha già scelto l'unita che i lavoratori aspettano dai sindacati...”. Ma dimentica che le rotture portano la firma di Cisl e Uil. Le primarie. Il rischio che siano solo una conta interna A D’Alema, che aveva definito l’intervento del segretario “un comizio”, valutazione espressa anche da numerosi giornali, risponde a proposito della diversità di voto che si potrebbe avere fra quello degli iscritti e quello delle primarie. Franceschini accusa D’Alema: “E’ fantastico, dice che se verrò eletto io, gli iscritti se ne andranno dal Pd, o risponde che non è vero e poi dice che l’attacco”. D'Alema aveva detto "Non voglio lo scontro con Franceschini. Ma è curioso che il segretario del mio partito, per andare sui giornali, debba attaccare me. Forse è una delle ragioni per cui bisogna cambiare il segretario” dice l'ex ministro degli Esteri. Poi prosegue con una buona dose della sua ironia: "Ha detto che ci vuole più opposizione,- insiste D'Alema - chi gli ha impedito di farla? Ci spieghi perché, non è che viene lì a protestare”. I tre candidati hanno auspicato la partecipazione alle primarie di due milioni di persone almeno, hanno parlato di una grande giornata politica. Di questo passo il rischio è che si tratti di una conta interna, un regolamento di conti, perdendo una grande occasione, forse l’ultima, prima del buco nero, del baratro. Berlusconi ieri quando ha parlato indossava una camicia nera. Non era un caso. Condividi