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di Fulvio Lo Cicero (da www.dazebao.org) ROMA – “Giudici comunisti” anche al Tar e al Consiglio di Stato, deve aver pensato in queste tristi giornate la ministra Mariastella Gelmini. Non bastavano i guai dell’amico Silvio con gli inquisitori penali e civili, ora ci si mettono anche i tutori della legalità amministrativa, un tipo di giudice cui la legge assegna il compito (in primo grado ai Tribunali amministrativi regionali e, in secondo grado, al Consiglio di Stato, una delle tre supreme Magistrature) di esaminare i ricorsi di soggetti che vantano un “interesse legittimo” da far valere nei confronti dello Stato. Ma, si sa, questo Governo non va proprio d’accordo con i giudizi di legalità ed oramai è avviato ad una contrapposizione frontale con i giudici. Lo dimostra anche la riforma, avviata in aprile, dei criteri con i quali vengono annualmente stilate le graduatorie di quei docenti destinati ad una cattedra in qualità di supplenti. I giudici amministrativi hanno sonoramente bocciato il nuovo sistema di redazione delle graduatorie in base alle quali si assegnano le cattedre agli insegnanti precari, concedendo la “sospensiva”, in attesa di un giudizio di merito sull’intera vicenda, per il quale ci vuole più tempo. Il Ministero si era subito appellato al Consiglio di Stato per chiedere l’annullamento della “sospensiva” ma anche i giudici di questo Collegio hanno dato torto alla ministra. Quindi, sospensiva valida. Quali sono i motivi di questa sonora bocciatura? Venendo incontro, secondo alcuni, alle impellenti richieste dei leghisti, la ministra aveva escogitato un modello classificatorio che, praticamente, scavalcava le graduatorie in base al punteggio (chi ha più punti ha diritto al posto, nella provincia che ha scelto), per favorire, soprattutto al Nord, i docenti locali, anche se con un punteggio minore. Una palmare violazione di legge e dei principi ancora in vigore per la costruzione degli elenchi dei docenti non stabilizzati. I giudici amministrativi – che hanno accolto il ricorso di migliaia di insegnanti rimasti senza cattedra – hanno intimato al ministero di riscrivere le graduatorie entro trenta giorni, dopo di che scatterà il commissariamento. È la prima volta in assoluto che un ministero rischia di dover essere sostituito da un commissario “ad acta” per la sua reiterata inadempienza a dare efficacia ad una sentenza del giudice. Ma, per questo Governo, come noto, ci sono numerose “prime volte”. Infatti, la logica di una equilibrata cooperazione con gli altri poteri dello Stato, avrebbe dovuto indurre il responsabile del dicastero, a tenere conto della “sospensiva” emessa dal Tar, in attesa del giudizio di merito. Tutt’al contrario, le intenzioni del responsabile del dicastero di Viale Trastevere sono da subito apparse bellicose. Con un cipiglio arcoriano, ha dapprincipio esclamato che “i giudici impediscono le nostre riforme!”, alludendo esplicitamente al fatto che le riforme di questa maggioranza scavalcano sovente Costituzione, legge e regolamenti (ai cui rigori presta un’attenzione prossima allo zero termico). Poi, si è posta a brigare per inserire una norma nella legge di conversione del decreto “salva-precari” con la quale vanificare l’orientamento, per quanto non ancora divenuto statuizione, dei giudici. L’Anief, l’associazione di categoria degli insegnanti che aveva proposto i ricorsi accolti da Tar, usa parole dure per commentare il comportamento del Ministero della Pubblica Istruzione. «L’emendamento annunciato dal Ministro Gelmini assume sempre più i contorni di una legge ad personam et contra ius (cioè a favore di una persona e contro la legge, ndr.) che sfugge al criterio della generalità della norma e pone un conflitto tra poteri dello Stato» scrive l’associazione in una nota, che così prosegue: «Se si studia la giurisprudenza in materia (sentenze n. 282/05, 266/06, 267/07 della Corte Costituzionale) neanche una legge di interpretazione autentica può annullare una sentenza della magistratura, pena la violazione degli articoli 24, 103, 111, 113 della Costituzione». La Flc-Cgil sottolinea come «ancora una volta la politica contraddittoria e senza riferimenti giuridici certi del ministro Gelmini, viene messa sotto scacco dalla giustizia amministrativa, e, riteniamo, lo sarà ancora nel prossimo futuro. Intanto si determina una nuova situazione di tensione e di incertezza nella scuola, che si aggiunge alle inefficienze e alle insolvenze del governo e del Miur». Secondo il sindacato, la ministra «non solo dimostra di conoscere poco o per niente le cose di cui parla (vedi ad esempio la questione delle pulizie da parte dei collaboratori scolastici), ma quelle che fa, ed anche quelle che non fa, risultano deleterie per la scuola pubblica statale». Condividi