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MILANO - Sono stati fermati la scorsa notte a Milano dagli uomini della squadra mobile un libico e un egiziano ritenuti complici di Mohamed Game, l'attentatore che ieri ha fatto esplodere un ordigno all'ingresso della caserma Santa Barbara. Non si esclude che Mohamed Game, il libico di 34 anni arrestato per l'attentato, abbia voluto farsi saltare in aria come un kamikaze, anche se il quantitativo di esplosivo utilizzato per confezionare l'ordigno non sarebbe tale da provocare una forte deflagrazione con ingenti danni. Sull'ipotesi che l'uomo abbia voluto farsi saltare in aria si sta comunque effettuando una serie di accertamenti anche in base alle immagini e ad altri elementi raccolti dalla Digos. Nell'esplosione del rudimentale ordigno l'attentatore e' rimasto gravemente ferito ed ha perso gli occhi ed una mano, che gli e' stata amputata. Ferito anche un militare lievemente colpito da una scheggia. L'attentatore è regolare in Italia, residente a Milano e con precedenti penali che, però, secondo fonti di intelligence, non hanno niente a che fare con il terrorismo. Da quanto si e' saputo, la convivente, una italiana da cui Mohamed ha avuto due figlie, e' stata ascoltata in queste ore ed e' rimasta stupita dal gesto del suo compagno in quanto non se lo sarebbe mai aspettato. Perquisizioni dell'abitazione dell'uomo non avrebbero fatto rinvenire materiale significativo che dimostrerebbe l'appartenenza a qualche gruppo fondamentalista islamico. Le indagini sono condotte congiuntamente da Ros dei Carabinieri e Digos della Questura di Milano. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha convocato il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza Pubblica. All'ordine del giorno la verifica delle iniziative antiterrorismo, anche alla luce dei recenti episodi nazionali e internazionali. Al Comitato prendera' parte anche il direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), prefetto Gianni De Gennaro. Secondo una prima ricostruzione dell'attentato, il libico, cercando di infilarsi tra l'auto di un militare che stava entrando dalla porta carraia della caserma e il muro, è stato affrontato, da lontano, dai militari di guardia che gli hanno spianato contro il fucile mitragliatore. A quel punto, dicendo solo brevi parole in arabo, il libico ha fatto saltare in aria la valigetta in metallo che aveva in una mano. In tasca aveva un biglietto ferroviario per una tratta proveniente da Napoli sul quale gli investigatori stanno ancora lavorando per capirne l'importanza. Si escludono al momento collegamenti tra l'attentatore e i 4 marocchini, due dei quali arrestati nel dicembre del 2008, che avevano intenzione di compiere attentati contro obiettivi sensibili tra cui proprio la caserma Santa Barbara di piazzale Perrucchetti. Il comandante della caserma, il Colonnello Valentino De Simone, e fonti investigative hanno "smentito categoricamente" che il libico abbia proferito frasi inerenti ai nostri militari in Afghanistan. Il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro ha spiegato che l'esplosione "non ha visto utilizzata l'intera quantitativo di esplosivo". In sostanza l'ordigno, a base di nitrati, sostanze che si trovano liberamente in vendita, non è esploso del tutto. Spataro ha comunque sottolineato che non si sa se il libico arrestato "abbia da sé confezionato l'ordigno" e che "la quantità della sostanza utilizzata e quella inesplosa non è ancora stata accertata". L'attentato, afferma il direttore della polizia di prevenzione (Ucigos), il prefetto Carlo De Stefano, "presenta aspetti di gravità e virulenza che fanno ipotizzare che l'obiettivo dell'attentatore fosse quello di provocare vittime". Allo stato, aggiunge inoltre, "é difficile stabilire se si tratta di un gesto isolato di un fanatico o del disegno di un gruppo integralista". Il direttore dell'Ucigos conferma che la caserma Santa Barbara "era già emersa come possibile obiettivo di un'azione terroristica" ma che Mohammed Game non aveva "alcun collegamento" con i marocchini che progettavano attentati in Lombardia e arrestati nel dicembre scorso a Milano. Condividi