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PERUGIA – Il quartetto de “i Solisti di Perugia” chiamato a suonare a Villa Kennedy di Francoforte, in Germania, in occasione della 61esima edizione della mostra del Libro la “Frankfurter Buchmesse”. Il concerto, composto di tre opere, si terrà martedì 13 Ottobre alle 19. Paolo Franceschini (violino), Paolo Castellani (violino), Luca Ranieri (viola) e Maria Cecilia Berioli (violoncello) presenteranno: “Concerto in Sol min. F XI n°27 per archi” di Antonio Vivaldi. Subito dopo “Antiche Danze ed Arie” (Italiana; Arie di Corte; Siciliana; Passacaglia) di Ottorino Respighi e, in conclusione, ancora Vivaldi con il “Concerto in La Magg. F XI n°4 per Archi” La prima opera in programma è il “Concerto in Sol min. F XI n° 27 per archi” di Antonio Vivaldi. Tre tempi per uno dei più famosi concerti vivaldiani dal colore molto malinconico, ma sostenuto da una solida scrittura compositiva. E lo è a tal punto che il terzo tempo è una vera e propria “fuga accademica”, che termina con un pedale con uno stile assolutamente ortodosso. Il secondo movimento ha una pulsazione lenta con una struttura piuttosto aerea e libera, con una melodia cantabile che dà il senso scenico e coloristico alla voce stessa. L’accompagnamento è “staccato” e quasi come fosse tutto “pizzicato”, un’espressione vocale accompagnata con questo stile. In armonia con lo stile arcadico dell’epoca che viveva anche di ricerca della purezza. Il primo movimento è ben strutturato e in perfetto stile vivaldiano. Un’opera piuttosto breve, ma estremamente bilanciata, che fa coppia con l’ultimo brano in programma. Il Concerto in La Magg. F XI n°4 per Archi è anche questo in tre tempi. I due movimenti estremi sono degli allegri e quello centrale un largo. In entrambe le opere è proprio il largo ad avere un carattere spiccatamente timbrico. “I bassi – ribadisce Cecilia Berioli, vicepresidente de i Solisti di Perugia – sono usati in pizzicato, mentre i violini sviluppano una cantabilità come se fosse una semplice melodia accompagnata”. La seconda opera in programma è: “Antiche danze ed arie per Liuto”, di Ottorino Respighi. Si tratta di quattro danze antiche di quattro autori italiani del XVI e del XVII secolo che, data l’epoca, erano scritte per il liuto. Il grande compositore bolognese le ha recuperate e trascritte per archi. Filologicamente molto coerenti con la forma originaria, le trasposizioni mantengono intatto tutto il valore artistico del tempo. La prima danza, “Italiana”, è molto elegante e austera. “Arie di corte” è molto teatrale, comincia con un tema modale dal sapore estremamente rinascimentale. La “Siciliana”, invece, è proprio scritta in stile isolano. Dove l’elemento di sicilianità, però, si sviluppa in modo energico e a volte violento, quando gli strumenti “ingrossano” la voce e confluiscono in un unico suono. Il quarto tempo è la danza “Passacaglia” che un movimento molto eroico, rispetto alle altre danze, che sono più eleganti. Tre grandi soli come fossero tre voci recitanti. Comincia il violino da solo, brevissimo interludio orchestrale, poi la viola da sola, ancora un interludio e quindi il violoncello, per un progressivo passaggio dagli archi chiari agli scuri. Il finale è parossistico, con raddoppi ed esplosione finale. “Ed è forse proprio questo il tocco respighiano – spiega la violoncellista, Maria Cecilia Berioli -, in quanto, in una danza rinascimentale, una condotta di questo genere non era neanche pensabile”. Condividi