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Ha sostenuto la sua estraneità all'accusa di avere ricevuto e fornito attività di addestramento al terrorismo di matrice islamica - come invece ritiene la procura di Perugia - l'ex imam della moschea di Ponte Felcino, il marocchino Mostapha El Korchi nel corso del suo interrogatorio davanti alla Corte d'assise del capoluogo umbro. Il processo riguarda anche i due suoi connazionali, Mohamed El Jari e Driss Safika. Korchi, parlando in italiano, ha sostenuto oggi di essere una ''persona onesta'' e ha rivendicato tra l'altro di conoscere a memoria ''la prima parte della Costituzione italiana''. Ai giudici ha detto di non avere mai insegnato ad alcuno a guidare un Boeing o ad usare un fucile e un coltello, come gli contesta invece l'accusa. Riguardo alle sostanze chimiche che gli vennero sequestrate dalla digos di Perugia nella cantina della sua abitazione, Korchi ha sostenuto che gli servivano per l'attività di muratore che svolgeva. Rispondendo alle domande del pm Sergio Sottani, l'ex imam ha ammesso di avere visitato siti Internet ritenuti di area jihadista e vicini ad Al Qaida ''per informarsi ma di non avere avuto alcun interesse'' per essi. I tre marocchini vennero arrestati al termine di un'indagine durata circa due anni. Dagli accertamenti emerse che Korchi istruiva i suoi connazionali nella moschea di Ponte Felcino. In orari e contesti comunque estranei all'attività di preghiera, tanto che il luogo di culto non è stato mai chiuso. I marocchini sono stati rinviati a giudizio in base all'articolo 270 'quinques' del codice penale con l'accusa di aver ricevuto (e fornito per l'ex imam) addestramento e istruzioni sulla preparazione e sull'uso di esplosivi, armi e sostanze chimiche nocive. Il solo imam è anche accusato di ricettazione, di un fusto contenente alcune sostanze chimiche, trovato dalla polizia nella cantina della sua abitazione, e di vari documenti d'identità.Korchi, El Jari e Safika si sono sempre proclamati estranei ad ogni accusa. Condividi