centrale pietrafitta.jpg
Da “cuore verde” a “polmone nero”? Non fa sconti all'Umbria il rapporto annuale di Legambiente dedicato all'energia e alla lotta al cambiamento climatico, che evidenzia come la regione si stia allontanando dal rispetto degli impegni di Kyoto, con il peggioramento dell'efficienza energetica e l'aumento dei consumi dei trasporti. Ambiente Italia 2008 (questo il titolo del rapporto) confronta tutti i numeri italiani ed europei sui consumi energetici, le fonti rinnovabili, le emissioni di CO2, i costi e le tassazioni energetiche. A livello nazionale, il rapporto evidenzia che dal 1990 al 2004 l'Italia, anziché diminuire le proprie emissioni, le ha aumentate del 13 per cento, “contravvenendo agli accordi internazionali del protocollo di Kyoto”. Dal rapporto - riferisce un comunicato di Legambiente - emerge che alcune regioni si sono impegnate nel ridurre le emissioni, altre le hanno aumentate di qualche punto percentuale, altre ancora, “tra cui spicca in negativo proprio l'Umbria, le hanno aumentate della metà”. Secondo il rapporto, l'Umbria ha registrato un incremento del 54,3 per cento delle emissioni di gas serra “senza che vi sia stato alcun boom economico o industriale che possa giustificare tale dato”. Per Legambiente, “unica, comprensibile causa dell'aumento può essere l'entrata in funzione dal 2003 della nuova centrale di Pietrafitta, che produce circa un terzo del fabbisogno elettrico regionale”. Inoltre “una buona parte dell'aumento delle emissioni regionali umbre è probabilmente dovuto all'enorme quantità di energia trasferita al settore dei trasporti su gomma, un settore che mette l'Umbria ai primissimi posti per numero di automobili su abitanti, con due auto ogni tre abitanti (fonte Aci)”. Questo “comporta anche un effetto negativo per quanto riguarda i consumi di carburanti: infatti con 0,94 litri di carburante per abitante, l'Umbria è al quarto posto in Italia e ben sopra la media nazionale”. Legambiente definisce quindi “miope” la politica territoriale, urbanistica e trasportistica di questi anni, con “scarsi investimenti sul trasporto ferroviario e per il trasporto pubblico, inefficiente sistema logistico di trasporto delle merci ed incapacità di gestire lo sviluppo urbanistico adeguandolo e ottimizzandolo per il trasporto pubblico. L'allargamento delle periferie urbane e tanti soldi spesi per strade e cementificazioni varie sono responsabilità da condividere anche con le amministrazioni locali e con un modo di usare il territorio senza ragionare sugli effetti sulla domanda di trasporto”. “E' necessario che l'Umbria inverta la rotta - dice Alessandra Paciotto,presidente regionale di Legambiente - per superare i ritardi accumulati”. Condividi