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ROMA - Compie un atto moralmente da condannare, e non merita la concessione delle attenuanti, l'educatore che usa metodi violenti per ottenere obbedienza dai ragazzi afflitti da gravi disturbi della personalita' come l'autismo. Lo sottolinea la Cassazione (sentenza 31787). Per questo un assistente sociale di Terni, Paolo P.(41 anni), e' stato condannato, per abuso dei mezzi di correzione, a 40 giorni di reclusione e al risarcimento dei danni morali per ''aver gestito dandogli pizzicotti e colpendolo con scappellotti e con una verga'' Luca P., un ragazzo autistico affidato alle sue cure per alcune ore durante il giorno. Senza successo l'educatore ha sostenuto in Cassazione di aver usato metodi leciti, chiedendo almeno la concessione delle circostanze attenuanti. Ma la Suprema Corte ha confermato il verdetto della Corte di Appello di Perugia in base al quale ''il comportamento dell'assistente sociale e' esecrabile sotto il profilo morale, consistendo in una serie di atti violenti non necessari compiuti nei confronti di una persona incapace di difendersi e bisognevole di cura, e non puo' essere qualificata di particolare valore morale o sociale''. Dunque, nessuno sconto di pena, solo la sospensione condizionale per l'assenza di precedenti. Condividi